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27 Dicembre 2024

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Giulia Tramontano, ennesima vittima di femminicidio. Serve cambiare…

di Anna Adamo

Giulia Tramontano, ennesima vittima di femminicidio. Si mettano in atto misure più efficaci per contrastare la violenza Giulia Tramontano, ventinove anni e una vita spezzata da un uomo senza scrupoli.
È proprio lei e il bambino che portava in grembo l’ennesima vittima di Femminicidio.
Perché, si, non è altro che questo la morte di Giulia. Un Femminicidio programmato nei minimi dettagli, che con il raptus di cui si parla in queste ore a ben poco a che fare.
Come può, del resto esistere un raptus che porta a voler uccidere la persona che si diceva di amare?
È arrivato il momento di finirla con queste scuse che non reggono per nulla.
Iniziamo, piuttosto, a definire le cose per quelle che sono. Il Femminicidio di Giulia, così come quello di tante altre donne prima di lei, ha origini ben radicate, che trovano spazio nella società in cui viviamo, la quale è, a differenza di quello che si vuole far credere, ancora fortemente maschilista e di accettare che le donne possano essere o un passo avanti agli uomini o camminare loro accanto, proprio non vogliono saperne.
Da cosa derivi questo pensiero è tardi per comprenderlo.
Così come è tardi per pensare a cosa si sarebbe potuto fare per salvare Giulia, per far si che dalle grinfie di quest’uomo ne uscisse viva.
È doveroso, ora più che mai, chiedersi se quello che in tutti questi anni è stato fatto per contrastare e prevenire la violenza maschile sulle donne sia abbastanza.
O meglio, è doveroso ammettere che quanto sia stato fatto non sia abbastanza.
Inutile negarlo, quanto avvenuto a Giulia ne costituisce l’esempio.
Il più brutto, quello di cui mai avremmo voluto parlare. Quante donne dovranno ancora morire per mano dell’uomo che dice di amarle?
Quante donne dovremmo ancora ricordare durante giornate ad hoc e convegni?
Basta. Poniamo fine a tutte queste cose che valgono poco più del nulla e iniziamo a dare spazio alla concretezza, mettendo in atto misure che possano portare alla salvezza e non al loro ricordo nel momento in cui vengono strappate ingiustamente alla vita.

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