La partita con la Sampdoria è solo un’anteprima dello spettacolo e della grande festa che vanno in scena dopo il match. Finisce con la vittoria degli azzurri (2-0) con gol nella ripresa di Osimhen su rigore e di Simeone nel finale, con un gran tiro dalla distanza, in un clima che è a metà tra lo sport e il grande show. Al Maradona, uno stadio gremito, lo spettacolo comincia prima ancora della partita, con la premiazione di Luciano Spalletti, miglior allenatore del campionato (“Un premio che voglio condividere coi miei calciatori, i collaboratori e tutti voi tifosi, grazie del supporto”), di Di Lorenzo, miglior difensore, Oe poi Osimhen, miglior attaccante, e Kvaratskhelia, miglior giocatore della stagione. Poi si scende in campo, ma prima che venga messa la parola fine al trionfale campionato degli azzurri, ci sono due momenti di grande coinvolgimento per i calciatori in campo e per tutto lo stadio. A sei minuti dal triplice fischio Simeone, da poco entrato al posto di Osimhen, segna un bellissimo gol con una conclusione dalla distanza e subito l’argentino corre verso la tribuna, mostrando la maglia azzurra numero 10 che indica alla moglie del Pibe de Oro, Claudia Villafane, presente in tribuna d’onore. A un minuto dalla fine, poi, c’è il tributo di tutto lo stadio a Fabio Quagliarella che viene sostituito e che a 40 anni lascia i campi di serie A. Il calciatore già durante il riscaldamento aveva ricevuto una targa da parte dei tifosi che in curva A lo avevano salutato con uno striscione (“Di Partenope figlio orgoglioso, dal passato beffardo al presente glorioso, sulla nostra maglia il tuo sudore impregnato, dalla tua gente non sarai mai dimenticato. Grazie Fabio”). Quagliarella si commuove, salutato dai cori del ‘Maradona’, lo stadio dove ha giocato nella stagione 2009-2010, segnando 11 gol. Ma è dopo il fischio finale dell’arbitro Feliciani che esplode come un boato la festa, trasmessa in diretta da RaiDue, alla quale possono assistere oltre che i 55 mila spettatori del ‘Maradona’ anche decine di migliaia di persone assiepate in quattro piazza napoletane – come a Scampia, davanti alle Vele, il simbolo della Gomorra del cinema, nello slargo che ha accolto due papi – e in quelle di 17 centri della provincia (proteste da Giugliano, 125 mila abitanti: “perchè da noi no?”). Il clou della serata si svolge su un grande palco montato davanti alla tribuna, mentre 11 maxischermi mandano in onda le immagini visibili in ogni angolo dello stadio. Alla presenza del ministro per lo Sport, Andrea Abodi, del presidente della Lega Calcio, Lorenzo Casini e dell’ad di Tim, Pietro Labriola, dopo la premiazione con la medaglia dei calciatori della rosa, di Luciano Spalletti, di Cristiano Giuntoli del presidente De Laurentiis e di tutti i dirigenti, i dipendenti e i collaboratori della società, il capitano Giovanni Di Lorenzo solleva la coppa. Uno spettacolo pirotecnico accompagna la gioia della squadra che solleva e bacia il trofeo. Poi comincia lo spettacolo, presentato da Stefano De Martino: cantanti e attori si esibiscono in una notte di festa e di commozione per i tifosi del Napoli, che esultano in piazza Plebiscito, a largo Maradona, ovunque. Del resto, quella del Napoli è stata davvero un’impresa, sportiva e non solo. Primo sempre, la bellezza di 16 punti sulla seconda classificata. Ma anche un affare per tanti. Grazie al Napoli, sono state vendute migliaia e migliaia tra bandiere e magliette, non sempre ‘ufficiali’, e sono arrivati a più riprese turisti italiani e stranieri. Successo strepitoso con un po’ di malinconia. Per il mancato giro per la città con il bus scoperto che avrebbero tanto desiderato i tifosi. E perchè lascia Spalletti, il condottiero vittorioso (che assicura: da casa farò sempre il tifo per il Napoli. Non gufo!’). Ma questa sera è comunque festa.