“Sull’autonomia differenziata Roberto Calderoli si è mosso come un elefante nella cristalleria”. Così Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato, alla Stampa. “Calderoli deve capire – continua Boccia – che serve un cambiamento totale della sua impostazione. È stato lui a rompere il tavolo della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza unificata, interrompendo il percorso condiviso che avevamo avviato nel 2020 con il governo Conte 2. Lui ha riportato le lancette indietro di anni, a prima del referendum del 2017, ma non ha capito la questione centrale. Non puoi attuare l’articolo 116 della Costituzione sganciato da tutto il resto, lo avevamo avvertito subito. Ha provato a coprire i problemi con i nomi illustri, inventandosi il comitato per i Lep, al quale in buona fede tutti hanno aderito, anche per la figura di garanzia del presidente Sabino Cassese. Poi si sono resi conto che la strada non è praticabile”. “Nel nostro progetto noi garantivamo un fondo di perequazione: la lotta alle diseguaglianze non la puoi fare senza risorse. Un riforma epocale come questa è impossibile a spesa invariata per lo Stato. È la prova provata di un disegno secessionista, che favorisce chi sta meglio. Mentre, per dare davvero garanzie a tutti, serve un fondo da 80-100 miliardi. Credo sia molto difficile che Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia possano assecondare un progetto di questo tipo. Sicuramente non reggerebbero gli amministratori del Sud, quelli delle aree interne e di montagna del Nord, compresi quelli di centrodestra”. “Nessuno è contro l’autonomia – conclude Boccia – a patto che rafforzi l’unità nazionale attuando il principio di sussidiarietà. Il Pd, con il senatore Giorgis, ha presentato un disegno di legge costituzionale sull’autonomia differenziata, che dice che la scuola non sarà mai regionalizzata e riporta allo Stato reti, energia e quello che non ha funzionato in questi 22 anni di titolo V. Noi siamo autonomisti come don Sturzo, non come Salvini e Calderoli”.