“Quello che c’era da scoprire sugli attentati del 1993 ha un nome ed un cognome”. E’ chiaro l’onorevole Amedeo Laboccetta, Presidente di Polo Sud, in una sua ricostruzione.
“Fu l’ottimo Giudice Gabriele Chelazzi che indagò – dice – su quelle drammatiche vicende e dimostro’ giudiziariamente, ed anche storicamente, che fu un governo di centrosinistra a dare un pesante segno di cedimento verso la mafia. I governanti dell’epoca lo definirono un “segnale di alleggerimento alle organizzazioni criminali. Ed e’ così che a circa mille boss fu revocato il 41 bis. Chelazzi, il giorno prima di morire in una stanza di una caserma della Guardia di Finanza a Roma scrisse una drammatica lettera, rintracciabile nell’archivio segreto della Commissione parlamentare Antimafia. Nella quale denunciava fatti gravissimi. Chelazzi nella sua azione di verità e di giustizia, nel suo lavoro di indagine, venne contrastato da altri magistrati affinché non portasse a termine il suo percorso. Chelazzi aveva scoperto tutto. Ma fu lasciato solo. Emarginato ed ostacolato”.
“Si tiri fuori la sua lettera e se ne discuta in Parlamento e nel Paese. Non basta fare un convegno ogni tanto per ricordare il grande Gabriele Chelazzi. Il Magistrato dimenticato. E si lasci in pace Dell’utri che di quegli attentati non sa nulla” conclude.