di Luigi Mazzella
“Democrazia” è il termine più ricorrente nei discorsi politici degli Occidentali ed è quello su cui i medesimi hanno sempre puntato per affermare la loro supremazia sul resto del Pianeta. E’ un concetto, però, che è divenuto difficile da definire in modo esatto dopo le trasformazioni e soprattutto le deformazioni dell’originaria “democrazia” avvenute nel corso di oltre venti secoli.
Nel celebrare la “democrazia”, molti Occidentali si riportano ai tempi di Atene (e di altre città greche) e della filosofia presocratica e sofistica, fondata su basi rigorosamente razionalistiche ed empiristiche, in più collaudate da concrete sperimentazioni.
Nella democrazia ateniese, l’amministrazione e la gestione della giustizia erano di tipo egualitario e partecipativo, quindi avvenivano in modo diretto. Inoltre in Grecia il concetto di polis era ben diverso da quello che noi intendiamo per Stato: mancava la sovranità; l’autogoverno partecipativo era espressione di libertà che non abbisognava di essere concessa e garantita dall’autorità. Infine la democrazia antica riguardava comunità ben precise e chiuse e i vincoli che i cittadini assumevano, prestando obbedienza e dando fiducia, erano diretti soprattutto (se non unicamente) alla difesa delle proprie abitudini di vita dagli stranieri, mancando ogni idea di universalità ecumenica.
Secondo l’orgoglioso Pericle, la Grecia non copiava nessuno ma offriva essa un modello per gli altri che si qualificava per il rispetto della maggioranza dei cittadini. Teatro e satira politica libera costituivano il completamento necessario di quel sistema.
La democrazia ateniese sopravvisse ai temporali di (due) brevi pretese oligarchiche ma non all’uragano dell’autoritarismo e all’assolutismo delle filosofie e delle religioni della fantasia metafisica (divina o iperuranica) che dettero spazio alla protervia delle aristocrazie non più solo di censo o di status (arconti e sommi magistrati) ma da Platone e dai chierici variamente intese.
Naturalmente, i sedicenti democratici moderni tendono a ignorare che i principi di una vera democrazia mal si conciliano con le nuove idee portate nell’area del Mediterraneo dai carovanieri dei deserti mesopotamici e coltivate dagli epigoni dell’autoritario Platone, fondatore di una schola(Accademia, l’odierna Università) che condanna il pensiero alla fissità e immobilità con l’obbligo dell’ossequio al verbum magistri.Voglio continuare a credere che la democrazia, come dice Churchill in un noto aforisma (“La democrazia è una delle peggiori forme di governo, eccezion fatta per tutte lealtre forme sperimentate sinora”)se veramente è peggiorata bisogna fare lo sforzo di migliorarla.
Come?
In Italia, per esempio, occorre quei poco nobili marchingegni legislativi, che attribuiscono il potere di governare a una minoranza, meno minoranza delle altre, che prevale, contro ogni logica aritmetica, su una “maggioranza” ben più cospicua di numero, sia pure costituita (promiscuamente) da oppositori e astensionisti. Sempre nel “Bel Paese”, l’indebitamento seguito alla seconda guerra mondiale, (accresciuto per giunta, di recente, dopo la pandemia del Covid 19) ha ridotto, già di per sé, i suoi livelli di autonomia. Per rendere il nostro Paese una democrazia veramente indipendente, si deve richiedere ai vincitori del secondo conflitto mondiale di rivedere le clausole del Trattato di pace più dure per la patria di Dante, arresasi “senza condizioni” ma con un passato di un certo rispetto. All’Italia è stata sostanzialmente negata (da una regola da essa, obtorto collo, accettata e subita, ogni iniziativa economica tendente a una sua progressione produttiva oltre certi limiti. Per dare pienezza alla democrazia italiana il limite va rimosso.
Anche nei Paesi anglosassoni, proclamatisi, per effetto della vittoria conseguita nel 1945, portatori della democrazia nel mondo, strutture, sotterranee e profonde – come quelle della cosiddetta “intelligence” e delle forze armate – sono divenute, per una serie di circostanze, le “vere padroni del vapore” occidentale in luogo delle persone elette, per così dire, “democraticamente”. La cosa, dal punto di vista della partecipazione popolare al governo degli Stati, è aberrante e sostanzialmente intollerabile!
Prova inconfutabile di ciò è stato il diniego del Pentagono di eseguire un ordine del Presidente in carica degi Stati Uniti d’America di ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan.
In altre parole, se i poteri degli agenti civili o militari dei “servizi ordinari” (in America del Nord) e “deviati” (nella dantesca “serva Italia” e di altri Paesi Europei o Sudamericani) costituiscono la dimostrazione che a governare “veramente e profondamente” i popoli Occidentali sono spie e generali e non gli eletti dal popolo diventa, ridicolo raffrontare le caratteristiche del nostro sistema di governo alle idee di Pericle e Solone.
Difficile, inoltre, accettare l’idea che in una vera democrazia i fantasmi di passate dittature (id est, del fascismo italo-tedesco e del bolscevismo sovietico russo) possano essere utilizzate da servizi segreti (ordinari o deviati) per determinare atti di destabilizzazione politica dei Governi poco ligi ai “desiderata” dei vincitori del secondo conflitto mondiale. Bisogna finalmente ammettere e dire agli Italiani che molte stragi, tanti massacri individuali e collettivi, asseriti tentativi di golpeavvenuti in Italia nel corso degli anni del dopoguerra a partire da quella organizzata in Sicilia a Portella della Ginestra, ad opera di Salvatore Giuliano e dei suoi briganti non siano stati veramente compiuti da fascisti redivivi o, dopo la “guerra fredda” da veri fanatici e militanti del comunismo rosso per far rinascere sistemi politici defunti, ma compiuti per le male arti di spie e generali.
Dulcis in fundo: ritenere espressione di “democrazia” “l’uso politico della giustizia” è una follia da eliminare dal nostro bagaglio culturale. I magistrati (in Italia ma anche in America e in Inghilterra) sono in grado di togliere validità alla regola della scelta dei rappresentanti eletti dal popolo, dato che un avviso di garanzia, in Italia, o un’accusa di ridicolo “me-too”, nei Paesi del “puritanesimo” anglicano-calvinista, possono eliminare dalla scena politica persone capaci, in barba a ogni diverso giudizio popolare. Ciò, con un’adeguata correzione di tiro non dovrebbe più accadere.