di Gabriella Ferrara *
Quello che è successo a Palermo è nuovamente una sconfitta sotto tutti i punti di vista. Abbiamo perso come giovani, come donne, come uomini, come persone, come umanità. Disumano. L’unica parola che può descrivere il tutto. L’evoluzione della specie e dell’essere umano in sè, dovrebbero implicare l’andare oltre il mero ascoltare i propri impulsi, applicando, invece, la ragione e l’uso dei sentimenti. Qui è venuto tutto meno.
Vari sono gli approcci secondo cui analizzare l’accaduto: c’è chi mostra solo vicinanza alla vittima, c’è chi castiga e punisce gli aggressori condannandoli alle pene più dure, c’è chi pensa sia meglio tacere, c’è chi fa il garantista, chi pensa che bisogna aspettare il decorso della legge e che quella sia l’unica verità. La verità, facendo un reale esame di coscienza, non esiste. Esiste solo un dolore, una sofferenza, che fortunatamente solo pochi conoscono.
Parlare di violenza non è mai facile per questo invito tutti, in primis me stessa, a riflettere tanto prima di esprimere un qualsiasi tipo di giudizio. L’unica cosa di cui sono certa è che bisogna parlarne, parlare di cosa sia accaduto, cercare di capire come sia andato il tutto e fare una giusta informazione che si basi sui fatti. Informare, educare, solo questo ci salverà dal baratro di una deriva disumanizzante.
Si parla di “branco” in alcuni articoli, si descrivono i ragazzi come degli animali; questo, per me, tende solo alla giustificazione in sè dell’atto. Erano animali, non potevano farci nulla. Invece no, sono esseri umani, come noi. Si sono sentiti probabilmente anche loro giustificati dall’essere in fondo degli animali sedotti dalla sessualità. Non sarà proprio quest’ultimo concetto di “sessualità” ad essere una delle chiavi? Ritorniamo sempre allo stesso punto.
Educhiamo. Educhiamo anche ad una giusta sessualità, al consenso, ad un valore della sessualità ed al suo correlato amore. Amor proprio, amore dell’altro. Diamo un valore a ciò che siamo, non imbestialiamoci. Non riduciamo quel che siamo ad un mero istinto che sia sessuale o che sia di prevaricazione sociale.
Concludo volendo fare un invito ai ragazzi, chiedendo alla fine dei conti di non riflettere solo su di sè, ancora una volta. Le ultime dichiarazioni parlano di ragazzi pentiti che affermano “mi sono rovinato la vita”. La tua? O quella della ragazza? Ancora una volta vince l’egoismo dell’atto. Il pentimento riguarda solo la gogna mediatica e la paura di essere giudicato.
Responsabilità, che ognuno si prende la propria e che ognuno di loro rifletta sulle proprie azioni. Solo così si inizierà realmente a fare un primo passo verso una reale reintegrazione nella società.
Per la vittima solo vicinanza, solo supporto e solo scuse da parte di tutti e di una società che ha nuovamente fallito.
È il momento di cambiare, di progredire, non di regredire allo stato brado.
*co referente Giovani Verdi Europeisti campani