di Vanni Vignes
Non va oltre il pareggio la Salernitana nel primo appuntamento stagionale davanti ai propri tifosi. La squadra di Sousa, dopo essere passata in svantaggio nella ripresa dopo il gol realizzato da Samardzic, ha avuto il merito di non abbattersi e di riuscire a centrare il pareggio grazie al solito Dia imbeccato, tanto per cambiare, da Antonio Candreva. In tutta sincerità non hanno convinto alcune scelte di Sousa, sia nell’undici iniziale, sia nei primi cambi effettuati che, lo diciamo con lo spirito più costruttivo possibile, hanno scombussolato la squadra lasciando per 5 minuti vere e proprie praterie in cui i friulani sono stati abili ad infilarsi fino a portarsi in vantaggio. Male Mazzocchi a sinistra, spaesato Kastanos dall’altro lato ed ancora troppo sottotono Bohinen. Troppo per una squadra che, pur manifestando qualità, ha bisogno del supporto al 100% di tutti i suoi effettivi. Nonostante peró una prestazione non entusiasmante l partita si è trascinata in sostanziale equilibrio fino ai primi cambi effettuati da Paulo Sousa. Dopo un’ora di gioco fuori Bohinen e dentro Martegani, a fare coppia con Coulibaly e la Salernitana si è immediatamente sfaldata. La colpa ovviamente non è del nuovo arrivo ma di chi pretende che possa svolgere un ruolo mai fatto in carriera, mortificandone le enormi qualità che possiede. Subito il gol Sousa corre ai ripari immediatamente, dimostrando ancora una volta di saper leggere bene le partite, inserendo Bradaric per Mazzocchi e soprattutto Cabral per un discreto Botheim, accentrando Kastanos in modo da diminuire i compiti di copertura a Martegani avvicinandolo all’area avversaria. In quella posizione l’argentino ha dato il meglio di sé mettendo in mostra qualità, temperamento e personalità, fino a servire a Candreva il pallone che l’ex Inter ha poi apparecchiato per il pareggio di Dia. Alla fine il pari è probabilmente il risultato più giusto. Ma se la gara con l’Udinese non ha regalato i tre punti, ha perlomeno fornito una certezza: la Salernitana deve intervenire sul mercato soprattutto nel reparto nevralgico. Serve un “cervello”, un ragionatore, un costruttore di gioco in grado di “cucire” la fase di trasmissione per permettere ai tanti compagni di qualità di poter giocare palloni puliti. Il tempo c’è ancora, ma bisogna darsi una mossa. Continuare a voler adattare in mediana calciatori con caratteristiche diverse o sperare nella resurrezione soprattutto fisica di Bohinen, potrebbe rivelarsi pericoloso.