“Il premierato non è la soluzione al problema dell’instabilità dei governi italiani” la sintesi di Gaetano Silvestri, presidente emerito della Corte costituzionale.
“Andremmo incontro a due possibili scenari, entrambi pessimi – spiega il costituzionalista a La Stampa – da una parte il rischio di un irrigidimento autoritario, dall’altro quello di uno scontro istituzionale permanente”. Pensare che l’elezione diretta del presidente del Consiglio, con conseguente rafforzamento dei suoi poteri, ci metterebbe al riparo da continui cambi di governo “è un pia illusione, ammesso che sia pia – spiega -. La stabilità dipende da altri fattori sostanziali, innanzitutto dall’autorevolezza e dalla capacità di sintesi del premier, che è già dotato di poteri non indifferenti dall’articolo 95 della Costituzione. Poi dall’omogeneità della maggioranza che sostiene il governo e dalla condivisione di obiettivi comuni”. Con il premierato “si verrebbe a creare un dualismo, una contraddizione interna al sistema, foriera di possibili crisi gravissime tra Parlamento e corpo elettorale”. Nella bozza della riforma circolata, si fa esplicito riferimento alla necessità di una riforma elettorale che favorisca la formazione di una maggioranza collegata al premier in entrambe le Camere, “cioè si vuole creare una maggioranza a immagine e somiglianza del premier – commenta – tentando di mettere un bel guinzaglio al Parlamento. A quel punto, però, bisognerebbe anche vietare i cambi di gruppo parlamentare, che da noi sono l’abitudine”. Con un premier “scelto dal popolo, si creerebbe un bipolarismo istituzionale insostenibile e il capo dello Stato, eletto solo dal Parlamento, finirebbe in un cono d’ombra”.
“La sua funzione equilibratrice essenziale, soprattutto nelle fasi di conflitto più aspro, verrebbe meno. Questo, in un Paese come il nostro, non possiamo permettercelo ed è il motivo principale per cui mi auguro che questa riforma non veda mai la luce” conclude.