“Il vero punto” del contrasto alla violenza dei più giovani “è organizzare diversamente il trattamento carcerario dei minori, per non contribuire a creare delinquenti. Perché il carcere e l’istituto minorile sono scuole di criminalità”. Così l’ex procuratore di Napoli ed ex giudice minorile Giandomenico Lepore al Fatto Quotidiano.
La spiegazione
“La pena non ha mai risolto niente, anzi inasprisce ancora di più un ragazzo”, sottolinea. Quei giovani “bisogna cercare di recuperarli, affidarli al Tribunale dei minorenni anche per la fase che precede la commissione di reati”, sostiene l’ex magistrato. Misure come il divieto di utilizzo dei cellulari – rileva Lepore -, “sono quelle cose di cui ci si riempie la bocca per apparire molto severi, ma all’atto pratico difficili da applicare. Sono contrario”. E sul carcere per i genitori di minori che non vanno a scuola, l’ex pm mette in guardia: “è una materia molto delicata, non si può disciplinare a cuor leggero”. Sull’imputabilità dei minori di 14 anni ipotizzata dalla Lega, Lepore ritiene che a quell’età “sono ancora troppo giovani, non è possibile sottoporli al giudizio e alla pena”.