A Pontida la vetrina della Lega. Lì dove una volta si celebrava il ‘carnevale’ del Caroccio, lì dove andava in scena il circo Barnum del ‘sacro suolo’, i toni sono (finalmente) più istituzionali e la suggestione identitaria nordista è finita in cantina.
Non basta perché la cultura di governo è ancora balbettante, ed i rischi di passi all’indietro sempre più evidenti.
La presenza di Marina Le Pen, al netto dei diversi spunti programmatici emersi, allontana il movimento da una credibile opzione europeista, il fronte sovranista internazionale è suicidio politico, e la tentazione della Autonomia alla Calderoli rischia di essere, con la narrazione che vive nel Paese ed alcuni strafalcioni nelle norme, solo versione più soft della secessione di Bossi.
Matteo Salvini, ancorato all’8% e desideroso di recuperare consenso, è tentato da un ritorno (almeno in parte) alle origini.
In questo scenario colpisce il clima di festa della delegazione campana, dei Zinzi e dei Tommasetti, dei Pierro e dei Santoro, delle Castiello e dei Nappi.
Molti di loro hanno indossato la casacca verde non per ‘sintonia ideale’ ma perché nelle loro case (in alcuni casi vere follie) hanno ricevuto torti, molti di loro sono li perché hanno scelto quando l’attuale vice premier veleggiava poco sotto il 30% e molti erano gli spazi.
Il clima, per diversi motivi che è inutile ripercorrere, è cambiato e la Lega di oggi al Sud, a Napoli soprattutto, è percepita come un problema. Ignorarlo è errore strategico.
Ora non basta la carovana festante. Serve altro, è tempo che cambi la traiettoria, per continuare questa esperienza.
Il problema sarà sempre sul tappeto se le delegazioni, se le personalità più autorevoli, rinunceremmo alla politica per osannare, senza spirito critico, la linea Salvini.
Si può andare a Pontida per carità. Ma andarci senza idee e senza suggerimenti sull’Europa, andarci senza una lettura da Sud del processo di riforma targato Calderoli, andarci senza leggere le preoccupazioni del Sindacato, di Confindustria, delle Camere di Commercio, di Confartigianato e Confagricoltura, solo per citare qualcuno, è fare un danno alla stessa Lega, è tradire il Sud e la cultura politica per chi ne ha. E qualcuno fra i ‘festanti’ di Pontida ha storia e cultura politica.
Solo la politica, e non i selfie con improbabili post sui social, può salvare la delegazione campana e la stessa Lega, solo essa può dare un senso al percorso.
Tocca farla, ora anche dal Sud.