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19 Dicembre 2024

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Sull’emergenza migranti parte ufficialmente la campagna elettorale per le “europee”

di Valeria Torri

La Premier Giorgia Meloni e la Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, si incontrano a Lampedusa per convergere su piani comuni di gestione delle migrazioni. Emmanuel Macron, Presidente francese, in merito alla questione migranti in Italia, dichiara solidarietà come un dovere dell’Ue e annuncia che verranno prese decisioni in merito.

Contemporaneamente, a Pontida, il Ministro Salvini incontra Marine Le Pen, Deputata dell’Assemblea nazionale della Francia, per comunicare l’allineamento sulle politiche leghiste di chiusura dei confini ai flussi migratori.

E ancora, nei giorni scorsi, la Presidente del Consiglio Meloni, incontrandosi al Demographic Summit di Budapest, ha fatto il suo ingresso nel salone del Museo delle belle arti, accompagnata dalla Presidente dell’Ungheria, Katalin Novak, dichiarando: «Serve una grande battaglia per difendere le famiglie. Ciò significa difendere l’identità, difendere Dio e la nostra civiltà». Poi, l’incontro con il Primo Ministro Orban, per condannare l’aggressione russa all’Ucraina e, sul tema della migrazione, ribadire la necessità di agire con determinazione.

Sulle varie strategie politiche delle prossime elezioni del Parlamento europeo, che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024, appare evidente come ogni attore politico usi la questione migratoria per la campagna elettorale che oggi parte ufficialmente.

L’aspetto positivo della strumentalizzazione, a fini elettorali, della questione sociale più importante della nostra epoca – per parafrasare un lungimirante, ai limiti del profetico, Bettino Craxi del 1992 – è che finalmente c’è una presa in carico a livello europeo del fenomeno migratorio.

Nel mentre, accade che altri 700 migranti siano attesi in Calabria tra cui 205 bambini, assegnati a Bari indicato quale “porto sicuro”.

Giovanna Di Benedetto, giornalista, portavoce di Save the Children alla frontiera sud nei programmi di supporto ai minori migranti che arrivano in Italia, spiega: «il sovraffollamento a Lampedusa non ha consentito il rispetto dei diritti fondamentali, come la semplice distribuzione di cibo e acqua, perciò alcuni migranti sono usciti dall’hotspot andando in giro per il paese. E’ stata molto bella la solidarietà dei Lampedusani».

L’appello di Save the Children: «Alle istituzioni che vengono qui, oggi, a Lampedusa chiediamo che venga introdotta una risposta coordinata degli Stati europei basata sul rispetto dei diritti umani perché, come ancora una volta si sta dimostrando, sono le persone più fragili a pagare il prezzo di anni di assenza di politiche coordinate. Moltissimi sono i bambini che sono arrivati a Lampedusa soli, molti piccolissimi. Moltissime sono le persone sopravvissute alle violenze sessuali e a ogni genere di trattamento disumano e degradante. Per cui l’Europa deve cooperare per dare una risposta congiunta a partire dalla messa in campo di un sistema coordinato di ricerca e soccorso.» 

L’arrivo di migranti, in numero sempre maggiore, in un lasso di tempo ristretto, su un unico punto di approdo, dà la misura di come non sia più possibile lasciare che l’Italia gestisca – per modo di dire – da sola l’emergenza.

L’idea che questa migrazione sia un’invasione del “nostro” territorio non è altro che il tentativo di una politica che, sino ad oggi, si è rifiutata di gestire un fenomeno inarrestabile. Le immagini del sovraffollamento dei migranti a Lampedusa è l’immagine plastica di questa campagna del terrore a favore di una politica anti migratoria.

Si comprende facilmente che un programma di smistamento degli approdi verso centri distribuiti lungo il territorio, a livello europeo, ridimensionerebbe notevolmente il problema e le difficoltà di gestione.

Intanto che la politica ci riflette, intervengono gli isolani in soccorso di uomini, donne e bambini, per dar loro da bere e mangiare come possono.

I video virali sui social dei giovani nordafricani usciti dall’hotspot di Lampedusa che si uniscono alla festa patronale per la Madonna di Porto Salvo, ballando e cantando “Jerusalema” insieme ai turisti e giovani locali, rappresentano la luce della speranza in mezzo al nulla creato dalla propaganda.

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