“Giorgio Napolitano è stato un protagonista della Repubblica, un uomo delle Istituzioni ed esponente politico di primo piano di una tradizione che, fra luci ed ombre, ha segnato la democrazia italiana. È, però, fare torto alla storia non sottolineare le contraddizioni della esperienza comunista, alcuni limiti e forzature che ebbe durante il periodo della presidenza della Repubblica”. Lo dice Gaetano Amatruda, direttore de ‘Il pezzo Impertinente’.
“Nella prima Repubblica, come Bettino Craxi ricordò in una complicata deposizione in Tribunale a Milano e come è scritto nella storia, fu di fatto il ‘Ministro degli Esteri del Pci’. Tenne – sottolinea Amatruda- con le principali nomenclature comuniste, della Russia e dell’Est, intensi rapporti. Negli anni, da esponete della corrente migliorista, lavorò per superare molti limiti della cultura comunista ma mai parlò dei fiumi di rubli che dalla Russia arrivavo all’Italia. Farlo negli anni di Tangentopoli, era Presidente della Camera, avrebbe contribuito a creare un clima di verità, avrebbe evitato molte storture in anni difficili, arginato la delegittimazione della politica ed attenuato la crimalizzazione di alcuni a vantaggio di altri”.
“Anche sugli anni del Quirinale, per amore della verità e per non cedere alla ipocrisia del politicamente corretto, c’è qualcosa da dire. Andò – prosegue – oltre le prerogative del Capo dello Stato quando, facendo l’occhiolino a certa sinistra ed a Gianfranco Fini, lavorò per il superamento della esperienza berlusconiana”.
“Un protagonista della Repubblica che va raccontato fra le luci, molte per carità, e le ombre” conclude.