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16 Settembre 2024

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Tajani: “Migrazione? È un problema mondiale”

“Non basta il piano Mattei. Il piano Mattei sarà per la parte italiana, qui serve un vero piano Marshall europeo, con risorse rilevanti e un coinvolgimento che sia ampio e nel quale l’Onu deve giocare un ruolo importante”. Lo dice il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani a QN e nella intervista sottolinea come le migrazioni “abbiano una serie di concause, dall’instabilità politica ai cambiamenti climatici al mancato sviluppo economico che tarda a creare opportunità per i giovani africani”. “O si agisce tutti assieme, o il problema non si risolve e le migrazioni continueranno”, aggiunge. “Non è questione di sentirsi assediati – dice dopo le tensioni con magistrati, ong e Berlino – ma di trovare soluzioni a un problema che è europeo, se non mondiale” e sul “quale bisogna dare risposte concrete”. E’ “necessario”, secondo Tajani, “coinvolgere l’Europa, ma anche le Nazioni Unite, e tutte le agenzie internazionali dell’Onu”. Ed è “anche una questione strategica: se si tarda – dice – se l’Europa sta ferma e non ha la capacità di essere attore positivo e propositivo in Africa, altri come la Russia e la Cina lo faranno. Anzi, lo stanno già facendo. E noi perderemmo qualsiasi ruolo in Africa”. Tajani parla della “strategia europea che prevede un’azione forte contro i trafficanti di esseri umani”. Poi, aggiunge, “bisogna lavorare su accessi ordinati e sicuri: l’Italia in quattro anni darà accesso legale a quasi mezzo milione di migranti regolari, quelli che servono alla nostra economia, mentre i migrati irregolari sono un problema”. “Stiamo lavorando con alcuni paesi africani, come la Costa d’Avorio e la Guinea, per ottenere che possano riprendere i loro compatrioti giunti irregolarmente. Stiamo lavorando – argomenta – con la Tunisia con un accordo ampio, pensiamo ad accordi in base ai quali i Paesi africani possano lavorare in loco le materie prime di cui sono ricchi, creando lavoro”. Tajani afferma quindi di augurarsi che al vertice di Granada si trovi una posizione comune europea sulle migrazioni e che “non prevalgano gli interessi elettorali nazionali”.

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