di Luigi Mazzella
Chi crede di non avere bisogno di pensare accoglie tra le proprie convinzioni e ritiene vero, con un atto che è definito “di fede”, ciò che gli è detto circa l’esistenza di qualcuno o di qualcosa. A credere senza porsi interrogativi è soprattutto l’individuo pigro mentalmente: egli non intende approfondire la propria conoscenza della realtà e si rifiuta di rinnovare le idee che gli sono state comunicate (se non imposte, spesso subdolamente, nella prima infanzia).
Un popolo mentalmente pigro rappresenta l’ideale per chi lo governa sia “ufficialmente” sia “occultamente” per così dire “da remoto”: è mansueto come una pecora nel gregge, in tempo di pace”; diventa (o promette di diventare) una belva (con il coltello tra i denti, come piaceva a Mussolini) in caso di guerra.
Un individuo può credere, nello stesso tempo, in più “verità” o presunte tali: quella religiosa è come dice il canto del grillo solo “una gocciola nel mar”!
E’ questo il motivo per cui non ho gioito molto leggendo su Il Messaggero del 7 ottobre 2023, sotto il titolo a caratteri cubitali “Gli Italiani e la religione: uno su due non crede più” che per la fede cattolica mala tempora currunt, dato il consistente aumento degli atei.
Non penso, infatti, pur da fautore di un pensiero libero da condizionamenti che vi sarà un aumento della razionalità nella vita individuale e collettiva degli Italiani. Nel panorama del Bel Paese il cielo non è diventato libero e terso: le nuvole oscurantiste (le “balle” più ricorrenti) si sono solo disposte diversamente, per il vuoto lasciato da quella religiosa.
La speranza che le scoperte degli astrofisici possano rischiarare la mente degli essere umani, ottenebrata, da molti secoli, da dogmi, da verità assiomatiche e indimostrabili, da racconti fantastici e irreali (tutti, per loro natura, sottratti a ogni sindacato di razionalità) e che l’umanità possa dedicarsi a risolvere finalmente i propri problemi concreti di una migliore sopravvivenza sul Pianeta al lume della logica e della ragione appare, a mio giudizio, ancora molto remota.
Sembra certo, ormai, che senza falsità ridondanti e pseudo grandi valori che alterino e/o indirizzino la loro sfera emotiva gli Italiani non riescano a vivere.
Essi, infatti, sono ben lungi dall’essersi liberati da tutte le verità presunte ( le “balle”, appunto) indimostrate e inverificabili.
Essi non si sono liberati dalla “balla ecologica”, credono ancora inverosimilmente che gli esseri umani, piccole “formichine” del Cosmo con le loro infinitesimali fabbrichette, possano essere causa di buchi nell’ozono o di cambiamenti climatici sul Pianeta.
La verità, pur ripetuta superando il muro di gomma del sistema mass-mediatico da pochi e non corrotti scienziati (Zichichi, un tempo elogiato è stato ignorato del tutto) , è che solo folli o corrotti imbonitori di prodotti ecologici possono sostenere che un cosmo (che ab aeterno dà segnali di periodica e ricorrente irrequietezza) possa essere turbato da “fili di fumo” di sparute ciminiere sparse nel globo terrestre.
La credenza ambientalistica consente, però, alle Grete Thunberg con i suoi gadget ecologici e alle industrie finanziate da Wall Street di raggiungere tranquillamente il doppio risultato di vendere la loro merce e di mantenere i Paesi “gonzi” in stato di perenne agitazione e fibrillazione.
Non si sono liberati dalla “balla animalista” strettamente collegata a quella religiosa di un Dio creatore del cielo e della terra e padre non solo degli esseri umani, peccatori colpevoli di cedere ai richiami della carne (sesso) ma anche di animali puri e adamantini con licenza divina non solo di fornicare liberamente (e senza paure di incorrere in coiti contro natura) ma anche di ammazzare esseri umani (vedi i casi dell’Orso trentino) protetti da una giustizia umana, amministrata, spesso, da convinti fautori della “balla”.
Gli Italiani, poi, in stragrande maggioranza non si sono liberati dalla “balla idealistica” nella sua doppia versione fascista e comunista, identica per la comune discendenza di matrice filosofica (Hegel), ma diversa nella “panzana propagandata” (che riproduce in versione laica quella religiosa: ebraica e cristiana): o guida di un popolo prediletto da Dio che conduce gli altri alla felicità (fascismo); o lotta di classe che porta all’uguaglianza universale di tutti gli esseri umani (comunismo). E ci credono nonostante l’esperienza catastrofica del nazi-fascismo e quella del social-comunismo.
Gli Italiani credono ancora alla “balla democratica”: pensano di vivere in un Paese rispettoso delle regole democratiche solo perché vanno a votare e vivono nella più totale anarchia (che consente loro di sentirsi liberi).
Essi non si rendono conto che a governarli non è la maggioranza del demos ma solo una minoranza, ora di destra ora di sinistra. Credono, contenti di poco, che l’alternanza sia in sé stessa prova di democrazia e non si avvedono che i loro governi hanno sempre contro una stragrande maggioranza costituita dai votanti dei partiti contrari e gli astensionisti in crescente aumento.
Che dire, infine, della”balla indipendentista” in cui credono nonostante la sconfitta in guerra, la resa incondizionata imposta dai vincitori e un trattato di pace con clausole tali da fare accapponare la pelle?
Allora: meno credenti tout court in Italia ? E’ vecchia fiaba che beatamente ancor la beve il popolo! Possiamo cantare, ripetendo le parole di Luigi Illica sulle note di Umberto Giordano dell’opera lirica “Andrea Chenier”.