di Luigi Mazzella
Il destino degli Italiani che si ostinano a credere di vivere in un Paese democratico e libero sembra essere quello di non potersi liberare dal rischio di cascare da una situazione politica aberrante a un’altra che, in breve tempo, si dimostra anche peggiore della precedente.
Molti di essi (con la maggioranza degli Occidentali) sono abituati a pensare che la casualità che domina la vita sul Pianeta (come, del resto, quella del Cosmo) possa essere regolata e controllata da un Dio (di non provata esistenza) o corretta dal vaniloquio di sedicenti Maestri del Pensiero, allontanatisi, per effetto di platonica prosopopea, dall’empirismo concreto e dal razionalismo perspicace dei loro predecessori nel campo della filosofia. Gli uni e gli altri si vantano di “credere” e quindi di “non pensare”.
Quando (e ciò avviene da molti secoli) essi si scontrano tra di loro su problemi della vita politica, le soluzioni che trovano sono quasi sempre l’insano prodotto di una fantasia malata e di una mente vaneggiante per irrealizzabili utopie.
Fortemente credenti o fanaticamente ideologizzati essi sono altresì facile preda di suggestioni di uguale natura astratta inneggianti ad Alti Valori (certamente interessate) provenienti da ambienti esterni al Paese.
La carta Costituzionale della Repubblica Italiana (paradossalmente creduta e proclamata “la migliore del mondo”) può considerarsi il risultato di interessati suggerimenti degli Alleati Anglo-americani, vincitori dell’ultimo conflitto mondiale e autori del Trattato di cosiddetta “pace”.
E ciò su vari temi: la magistratura, indipendente da tutto e da tutti e con un sistema di autogoverno da dittatura corporativa, responsabile di un uso politico della giustizia utile per allontanare dalla vita pubblica persone “scomode”; la scuola data in mano a speculatori privati ed ecclesiastici che si arricchiscono “vendendo” a caro prezzo diplomi agli ignoranti, contribuendo così a rendere la classe dirigente del Paese sempre più inadeguata ai suoi compiti; il sistema fiscale, paralizzante per ogni crescita economica; il Presidente della Repubblica che per la sua lunga durata in carica (per giunta ritenuta rinnovabile) offre le stesse garanzie di fedeltà ai Paesi egemoni di un Monarca gradito.
Le conseguenze disastrose di un tale miscuglio di credenze irrazionali e di ordini incrociati provenienti dai Servizi din “intelligence” che ormai in Occidente fanno il bello e il cattivo tempo sono sotto gli occhi di tutti.
Da due millenni, gli Europei, alla pari dei carovanieri dei deserti mesopotamici nelle loro aride terre, partecipano, versando il loro sangue, a “guerre sante” per stabilire se il Dio in cui credono sia quello raccontato da Mosè o quello narrato dai pescatori e pastori, detti “apostoli”, di Gesù Cristo (e tra non molto, quando gli sbarchi dai fatiscenti gommoni degli scafisti saranno sostituiti, nel pavido silenzio dei nostri governanti, dalle invasioni di passeggeri di accoglienti navi delle organizzazioni non governative, protette se non finanziate, dagli americani, includeranno nella diatriba quello di Maometto).
Altro tema che appassiona gli Occidentali fino all’inverosimile è se le farneticazioni di Hegel e dell’idealismo filosofico di teutonici invasati ed astratti, siano più attraenti colorate di rosso o di nero.
Quando, come oggi, si ritrovano, dopo avere sperato nelle fole di oratori di quart’ordine e di pennivendoli sgrammaticati (cui l’uso della sintassi ha sempre procurato insuperabili e maggiori angosce) con il classico deretano sul selciato, imprecano contro l’indifferenza del loro Dio troppo a lungo inutilmente “pregato” e si lamentano dell’insipienza di “nani e ballerine”, di rosso o di nero vestiti, che si sono trovati a dover governare il Paese, perché i vincitori di un modesto concorso nozionistico di primo grado avevano liberato la scena politica da tutti quelli che sapevano leggere e scrivere (per dirla con Pulcinella).
La sterilità del loro piagnisteo non porta alcun contributo alla possibilità di risolvere i nostri problemi che sono quelli di un Paese non più libero ma “colonizzato”, astretto, con la complicità di tutte le forze politiche che operano sullo stivale (sedicenti di destra, di sinistra o di centro ma tutti “atlantisti” sfegatati) da ferrei legami a un’Unione Europea, governata da funzionari di palese incompetenza (idest della stessa risma dei nostri passacarte) e a una NATO che per essere utile dovrebbe, paradossalmente, proteggerci da chi la domina e dirige.
Gli Italiani avvertono, in maggioranza crescente, di essere un popolo che pur essendo già in crisi economica è costretto a dissanguarsi per cause che non sono di loro pertinenza e che giovano solo a chi se ne sta in pantofole “oltreoceano”a curare i propri interessi: non riescono, però, ad individuare alcuna via d’uscita all’impasse in cui si sono cacciati; non hanno una chiara consapevolezza della situazione in cui il Paese si dimena.
E’ difficile fare previsioni ottimistiche per il futuro.
Se in stragrande maggioranza non rifiutano il cocktail di idee religiose e politiche da cui è composta la bevanda che li ha avvelenati (e continua a farlo) sarà difficile capovolgere la situazione.
La gente continuerà a dividersi e a lanciarsi epiteti ingiuriosi e offensivi per problemi esterni alla loro realtà a i loro concreti interessi.
Sperare che possa essere risolutivo solo il colore dei capelli e l’abbigliamento delle due pulzelle che si contendono il potere di governo è “degno” di un Paese che ha scelto il cupio dissolvi per uscire dai suoi problemi.
Il che, per dirla con Guareschi, non è né bello né istruttivo!