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17 Novembre 2024

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Pasticcio Anm sul caso migranti

di Valeria Torri

È crisi all’interno dell’Anm, sindacato dei magistrati italiani, sulla vicenda della giudice di Catania, Iolanda Apostolico, ma anche sulle altre circostanze relative alle toghe che hanno emesso provvedimenti sui migranti, disapplicando il Decreto Cutro, criticate dal Governo.

L’Associazione si spacca sulla solidarietà da offrire alla giudice Apostolico al termine di un dibattito dal quale è emersa la distanza tra le correnti interne: Magistratura democratica e Articolo 3 (sinistra), Magistratura indipendente (destra), Unità per la Costituzione (centro), Autonomia e Indipendenza (indipendente).

Nel documento proposto da Anm, votato da 22 magistrati contro 8, si esprime la piena solidarietà alla collega Apostolico, vittima di «attacchi e reazioni scomposte di esponenti del Governo che investono con grande risonanza mediatica e insistenza la persona, gli affetti e la vita del magistrato, senza confrontarsi con il merito della sua decisione». Si afferma anche che l’Anm «non si sottrae a una seria riflessione sull’imparzialità del magistrato in tutte le sue declinazioni». 

La corrente interna di destra, Magistratura indipendente, non ha votato il testo in quanto aveva chiesto una presa di posizione molto più dura sull’atteggiamento di imparzialità e indipendenza che un giudice deve dimostrare anche nella vita privata.

La mozione proposta da Anm si inquadra nell’intenzione di combattere una tendenza evidente: «intimorire ogni giudice che dovesse assumere un’interpretazione non gradita o allineata a un certo indirizzo politico e persuadere i cittadini che le decisioni sgradite siano solo frutto di un esercizio strumentale e di una contrapposizione politica». Gli attacchi «strumentali» del Governo «perseguono l’ulteriore obiettivo di rafforzare nell’opinione pubblica la convinzione della necessità di modificare profondamente l’assetto costituzionale della magistratura, voluto dai costituenti proprio per garantire ai cittadini una giustizia indipendente e uguale per tutti».

È perentorio il Presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, in apertura della riunione del Comitato direttivo centrale del sindacato che parla di «profilazione del magistrato per consegnarlo all’opinione pubblica come un soggetto inadeguato o che non assicura il contrasto all’immigrazione illegale» a partire soprattutto dalla pubblicazione di ben tre video sulla presenza di Apostolico a una manifestazione contro il fermo allo sbarco di 177 migranti dalla nave Diciotti dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini. «È mai possibile che ci siano cassetti che conservano immagini di 5 anni prima?» dice Santalucia. E ancora: «Da dove nasce questo video e il modo di fare di un Ministro che lo ha postato, e da cui è nata una campagna giornalistica dai toni aggressivi e inusitati, ma anche la rivendicazione del Governo di cambiare la composizione delle sezioni immigrazione?».

Nel mentre il CSM si divide sul tema dell’indipendenza del Giudice, arriva una sentenza della Corte europea dei diritti umani (CEDU) che condanna l’Italia per le condizioni di detenzione nell’hotspot di Lampedusa di alcuni migranti tunisini tra il 2017 e il 2019. «In assenza di un ordine che giustifichi la loro detenzione», la Corte ha ritenuto che i ricorrenti fossero stati «arbitrariamente privati della loro libertà», ha scritto in tre sentenze separate. La CEDU ha quindi concluso che le misure adottate dalle autorità italiane violavano l’articolo 5 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo che stabilisce che ogni persona detenuta ha il diritto di essere informata dei motivi della sua detenzione e deve poter esercitare il diritto di ricorso. Il tribunale ha quindi ordinato di risarcire i tre ricorrenti per un importo di 9.000 euro ciascuno. 

Che il Presidente Mattarella, proprio in questi giorni, riceva la Presidente della CEDU, Siofra O’Leary, intrattenendo con lei un cordiale dialogo nel quale la ringrazia per l’importante lavoro che svolge la Corte, non sembra una coincidenza. 

Anche a Strasburgo, dunque, c’è un giudice che segue le orme di Iolanda Apostolico, il giudice che giorni fa ha negato il trattenimento di tre migranti, opponendosi alle norme varate dal Governo. 

Questa sentenza potrebbe aprire, dunque, una breccia sull’applicazione del decreto Cutro che appare quanto meno controversa.

Nel frattempo, Von der Leyen è netta: «Chi minaccia la sicurezza va espulso» e aggiunge «l’Unione europea potrebbe ottenere risultati migliori di quelli che riuscirebbe a ottenere ciascuno Stato membro da solo». In cambio degli investimenti che l’Ue è pronta a fare, i Paesi di origine e di transito devono assumersi la responsabilità dei loro cittadini, il che significa che chi non ha diritto di asilo nell’Ue deve rimpatriare. La Commissione europea ha proposto che se una persona è considerata una minaccia per la sicurezza pubblica gli Stati membri devono avere il potere di costringerla a lasciare il Paese, e non chiederle, come fa adesso, di allontanarsi volontariamente. Questo fa parte del Patto per le migrazioni e l’asilo.  

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