La politica sarebbe più credibile se imparasse a chiedere scusa, il giornalismo più equilibrato se riuscisse a trovare una ‘proporzione’ fra le notizie che raccontano le condanne e quelle che raccontano le assoluzioni. Il caso Mastursi aiuti in queste direzioni.
Nello Mastursi, segretario particolare del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, è stato assolto in Corte d’Appello. L’annuncio, ieri, del suo legale l’avvocato difensore Felice Lentini.
Mastursi ha subito, ha pagato, mai una dichiarazione sopra le righe in questi otto anni. In silenzio, stile Gianni Letta direbbe qualcuno, ad attendere il lavoro della magistratura, in silenzio anche quando qualche sassolino poteva toglierselo dalle scarpe. Mai una intervista, mai uno sfogo, mai un ‘vaffa’ che pure qualcuno si meritava.
Mastursi era stato indagato e processato a seguito di un’indagine su presunte pressioni su un giudice, per evitare che lo stesso governatore – condannato in primo grado nel processo sulla costruzione del termovalorizzatore di Salerno, poi assolto in appello – venisse sospeso dalla carica, secondo il dettato della (pessima) legge Severino. Mastursi lasciò le sue cariche in Regione e si defilò dalla vita del Partito Democratico.
Ora arriva l’assoluzione per non aver commesso il fatto. In molti dovrebbero scusarsi, molti nella politica e molti nel giornalismo più militante, volgare e giustizialista.
Resta l’ennesimo caso di follie per il primo grado ed eccessiva distrazione per il secondo grado di giudizio. Cambi, cambi qualcosa.