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17 Novembre 2024

Chi siamo

Contro la forza (dei numeri), la ragion non vale

di Luigi Mazzella

L’Italia ha una grande prevalenza di cattolici, di fascisti e di comunisti che si richiamano tutti indistintamente all’assolutismo; tutti, fideisti incalliti e fanatici politici, tentano di “addolcire la pillola”, come suol dirsi, chiamando impropriamente “pensiero” (quindi frutto di un esercizio della mente) un “credo” (ora religioso ora politico che nasce, invece, in entrambi i casi, dalle “visceri), fondato sull’adesione acritica a una “verità” (rivelata a pochi che si autodefiniscono “privilegiati”); e come tale intollerante, inconciliabile con ogni diversa concezione della vita. 

L’assolutismo è sostanzialmente autoritario, incompatibile con la democrazia, quella vera, ateniese (per intendersi).

Certamente è perfettamente concepibile in quella contrabbandata come tale dalla “propaganda” di spie e generali che, con il sostegno dei finanzieri (secondo la vulgata: americani e inglesi) sono i veri protagonisti della vita politica in Occidente.

Per gli individui non irregimentati, dotati di un pensiero libero, non condizionato, cioè, da fedi o da ideologie, non vi sarebbe libertà alcuna di esprimere la propria opinione contraria a tante sicumeriche certezze se non vi fossero tre condizioni che tale libertà ancora (e non può dirsi sino a quando) consentono.

Esse, nelle società più evolute pure in presenza di esasperati ed esasperanti fanatismi, sono:

a) In primo luogo, una innata (si può dire “ereditaria” in Occidente) tendenza “anarchica”, desiderosa di “libertà”, improntata al concetto romano di humanitas. In tale idea confluisce sia la consapevolezza della differenza dal mondo animale (dominato da meccanismi ingovernabili dal logos) sia la sapienza dei padri antichi dell’evo pre-cristiano e pre-giudaico. La libertà è coltivata in modo talvolta persino eccessivo al fine di contrastare chi, per effetto di credenze religiose, soffoca il raziocinio, un tempo regola fondamentale di vita, e privilegia, in suo luogo, il tumòs, considerato, nella civiltà greco-romana, un chiaro segno di vita umanamente inferiore.

b) In secondo luogo, il ricordo di eventi storici drammatici, catastrofici, violenti, che hanno dimostrato, in maniera inconfutabile, che quelle verità, rivelate da Dio per bocca dei suoi sciamani o disvelate da pretesi “cervelloni” sedicenti “filosofi” (amanti, però, più del tumòs che del logos) che affermando di volere salvare l’umanità l’hanno decimata con distruzioni disastrose e tantissimi milioni di morti;

c) In terzo e ultimo luogo, il fatto che l’intensità d’ideologizzazione religiosa o politica ha gradazioni diverse e può albergare in individui moderati per abito mentale e abitudini di vita. In altre parole, le diversità esistenti nella natura dell’Uomo sono tali da far sì che anche gli individui invasati (spesso senza loro colpa ma per cecità educativa) da forme di assolutismo religioso o politico non siano tutti eguali passando, per così dire, “dal pensiero all’azione”. In altre parole, non tutti i patiti del crocefisso pensano di massacrare gli infedeli come Hernan Cortés fece con i Messicani; non tutti i fascisti sono fanatici della “bella morte”e stringono un pugnale tra i denti, andando incontro “al nemico e alle avversità”; non tutti i comunisti sono sedotti dall’idea di roteare la falce e battere il martello sulla testa degli avversari o di creare staliniani “gulag”. 

In conclusione, anche se le persone ancora sensibili al richiamo delle verità rivelate da santoni o da pretesi maestri del pensiero, prevalgono nettamente di numero su quelle con “mentalità veramente libera” (che potrebbero, se di maggior numero, cambiare la realtà e porre fine al caos che caratterizza, in modo sempre più pervasivo e ampio la vita dell’Occidente) per il persistente culto della libertà che trabocca dalla storia greco-romana, dagli icastici brocardi latini, dall’arte pittorica e scultorea tramandateci, c’è ancora modo di vivere in modo libero in una società che pure ha perso i connotati della vera democrazia e si dilania in folli guerre volute da spie, generali, fabbricanti di armi, banchieri e dulcis in fundo da minoranze che governano in luogo delle antiche maggioranze (com’è il caso dell’Italia).

Ciò significa come scrive Giacomo Zanella ne “La conchiglia” che “se schiavi e se lacrime ancora rinserra è giovin la Terra”. 

Di questa “giovinezza”, però, costellata di morti e di immani distruzioni le persone di pensiero libero farebbero volentieri a meno; ma nel rispetto dovuto alla maggioranza costituita dai fanatici dell’assolutismo, accettano, pur subendo, l’idea che “contro la forza (del numero) la ragion dei (pochi) non vale”.

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