“Così non si stabilizzano i governi, anzi si crea una doppia frattura: la prima tra il premier e il capo dello Stato e la seconda tra il premier eletto e chi mira a sostituirlo”. Così il presidente emerito della Consulta Giovanni Maria Flick, a La Stampa sulla riforma costituzionale. Per Flick “il pro è il desiderio di evitare ribaltoni, ma il contro è come viene realizzato il tentativo”. “Trovo illogico – afferma – condizionare un premier eletto dal popolo ad un voto di fiducia del Parlamento. E non solo: si rischia di svuotare la ratio della riforma con la introduzione del secondo premier non indicato nella scheda elettorale. Il quale può prendere il posto del primo, ottenendo un voto di fiducia parlamentare. È illogico: una volta che si è scelta l’elezione popolare, non si può condizionarla con la fiducia parlamentare”.