Dai social di BOBO CRAXI
Un tempo era il PCI che amava “tagliare a fette” il partito socialista, il richiamo irresistibile del grande corpaccione della grande forza di opposizione attraeva pezzi interi di partito o singole personalità in perenne ricerca di scatto di carriera o perché si sentivano svalorizzati in un partito sovente in preda alle crisi interne o senza bussola politica. Ma appunto, erano altri tempi. La diaspora del post-golpe del 92-94 ci ha abituato a evoluzioni di diversa natura.
Parafrasando Pietro Nenni qualcuno in questi trent’anni ha preferito sbagliare in una formazione politica socialista che magari aver ragione al di fuori di essa.
Nessuno ha la fedina pulita, un percorso di limpida coerenza, ma molti si.
Dopo le elezioni politiche perdute oltre un anno or sono era auspicabile rimettersi in marcia, ragionare assieme sul da farsi, non smarrire l’assunto principale di questi anni ovvero che fosse necessario comunque tentare di rimettere in carreggiata una formazione politica di limpida tradizione socialista. Difficile, ma non impossibile. Gli stessi risultati eccellenti della forza ultra-minoritaria di Giorgia Meloni dimostra che lo spazio politico si apre se c’è efficacia nel sostenere coerentemente le proprie idee e se si svolge una funzione democratica utile.
Poi ci sono le scorciatoie dettate dallo sconforto ovvero quelle di non avere più fiducia nelle proprie idee o rispetto della propria storia. Abbiamo fatto diversi partiti minoritari socialisti in questi anni in condizioni politiche assai peggiori di queste.
Io ho sempre visto negli ultimi anni, per la tigna e soprattutto con l’apparire di una nuova generazione di socialisti che non hanno conosciuto il nostro destino decadente un futuro di speranza ed una “prospettiva d’avvenire”.
Nostri compagni abbandonano la traversata del deserto ed aderiscono non ad una grande forza di opposizione ma ad un partito personale della seconda repubblica, valente, ma che nel suo pantheon ideale ha Churchill e Gobetti. Rispetto e considerazione per le loro scelte.
Continuo a pensare che lottare nel nome di Turati, Nenni ed i nostri martiri socialisti a partire da Giacomo Matteotti sia cosa più coerente.