di Angelo Giubileo
Cosa aspettarci per il 2024? In siffatto caso, l’oracolo richiede una cognizione degli eventi recenti e attuali non certo comune, sia perché non emerge dai media sia perché i pezzi che si muovono sula scacchiera non lasciano ancora intravedere compiutamente l’esito della partita. E cioè: il nuovo assetto mondiale nell’anno che verrà. Una volta si diceva: morto il re, viva il re! Allo stesso modo, l’epoca dell’ormai già passato commercio lascerà il posto all’epoca del futuro commercio, una volta sospese le attività di guerra: dove non passano gli eserciti passano le merci (F. Bastiat). Intanto, si aprono nuove vie.
Per noi che dimoriamo in Italia, chiusa definitivamente la via della Seta e la via di Bruxelles al MES si riapre la via del Mediterraneo, oltre il Trattato, firmato qualche anno fa con i cugini transalpini, che ne aveva cambiato la denominazione: da mare “nostrum” a mare “comune”. Evidentemente, in spregio alla geografia dell’Europa ma in ossequio alla politica dell’Unione. La stessa che oggi giace inerte sotto l’immane coltre debitoria, pandemica e migratoria che l’ha attraversata negli ultimi quindici anni (2008-2023). E allora, cosa aspettarci per il 2024?
Edi Rama, primo ministro dell’Albania, ha detto che – a differenza di Georgia e Ucraina, ultime in ordine di tempo ad aver fatto richiesta d’ingresso nell’Ue – l’Albania è, praticamente da sempre, in Europa. Pronta a stipulare intese convenienti per le parti che hanno almeno un reciproco interesse. Patti commerciali che sottoscriverà l’Albania, ma non gli attuali Unionisti – tra loro tutti o mediante intese limitate a singoli Stati, piuttosto l’Ungheria o la Polonia. Laddove, quindici giorni fa, la Corte Costituzionale ha deciso di giudicare “contrarie al diritto costituzionale polacco” le sanzioni imposte dalla Corte di giustizia europea per mancato rispetto e quindi mancata applicazione delle norme Ue in ambito nazionale. E allora cosa dice l’oracolo? Fine dell’Europa? No. Ha ragione Rama: fine dell’Unione. O almeno di codesta Unione, a guida popolare e socialista, all’esito delle elezioni europee del prossimo luglio. La politica dei blocchi non ha mai impedito il commercio. E’ pur sempre regolata da un patto, morto un patto se ne fa un altro. Morto il re, viva il re!
Ma, se è vero che dove passano le merci non passano gli eserciti, allora occorrerebbe dapprima fermare gli eserciti. Andando a ritroso negli ultimi trent’anni, nell’ex Urss, Pakistan, India, Taiwan, Siria, Afghanistan, Libano, Iran, Palestina, Israele e, praticamente da sempre, in Africa, e dove altro ancora, e finanche oggi in Vaticano e negli USA. Laddove, evidentemente, restiamo tutti in attesa dell’evento che nel novembre dell’anno che verrà eleggerà il nuovo Presidente.
E allora, cosa aspettarci per il 2024? La fine di un’illusione: globalista, artificiale, di “sinistra”.