“Per il caso di Ilaria Salis lo Stato ha fatto il possibile. Anche di più. Abbiamo oltre duemila cittadini in carceri straniere e per ciascuno ci attiviamo, nei limiti di norma”. Lo spiega il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al Corriere della Sera dove precisa che i genitori della ragazza in carcere a Budapest “non sono mai stati soli. Il padre l’ho incontrato due volte. E ci siamo mossi con doverosa sollecitudine, appena ci è stato prospettato il problema. Ma il nostro intervento ha un limite invalicabile: la sovranità della giurisdizione straniera”. Il padre di Ilaria Salis, Roberto, “ci ha chiesto di descrivere al giudice ungherese le garanzie offerte dallo Stato italiano in caso di applicazione degli arresti domiciliari. Era una richiesta irricevibile – precisa Nordio -. Se fosse stata una semplice spiegazione, il magistrato avrebbe potuto rispondere che anche lui conosceva la legge italiana. Se invece fosse stata una surrettizia richiesta di convertire la misura cautelare, sarebbe stata un’interferenza. L’idea che un ministro italiano possa suggerire a un giudice, italiano o straniero, come comportarsi, sarebbe vista, giustamente, come un sacrilegio”. In merito alla possibilità di chiedere gli arresti domiciliari in ambasciata, il ministro sottolinea ancora che questo è “impossibile. È territorio italiano, ma non ha né la struttura né la legittimazione a sostituirsi a un domicilio privato come luogo di detenzione. Se, in astratto, un detenuto si allontanasse, commetterebbe il reato di evasione punito dalla legge italiana, ma sarebbe arrestato in Ungheria che dovrebbe riconsegnarlo a noi. Avremmo un insolubile conflitto di attribuzioni, mai verificato”. “L’unica cosa che possiamo e stiamo facendo, è assicurarci che vengano rispettate le regole umanitarie ed europee sulla detenzione”, conclude il guardasigilli.