di Angelo Giubileo
Assistiamo quotidianamente, ormai da anni, al solito balletto di cifre. Ovunque. Sembra sempre che siano i numeri a giudicare la realtà e quindi a dare un senso ordinato a ciò che accade nel mondo.
Quotidianamente, molti sono i numeri che fanno riferimento alla situazione dei redditi degli italiani. E, in particolare, ecco un dato di rilevazione che emerge dall’inizio del millennio alla crisi della pandemia, e quindi in un arco quasi ventennale di produzione economica nell’ambito del governo UE.
Lo sviluppo dei dati comparati (elaborazioni OCPI su dati AMECO) consente di definire nel corso del tempo preso in esame alcune significative linee di tendenza:
1) Negli ultimi vent’anni, in Italia i redditi da lavoro hanno misurato un’oscillazione compresa tra il 51% e il 52% del totale dei redditi disponibili (con un apice poco significativa del 54% nell’anno 2009 e cioè immediatamente dopo lo scoppio della crisi di debito pubblico derivante dalla crisi dei mutui subprime statunitensi);
2) Nello stesso periodo di riferimento, la percentuale dei redditi da lavoro dell’UE-27 è stata in media quasi costante pari al dato del 56%;
3) Sempre nello stesso periodo, il dato corrispondente della Germania, altresì nota come “la locomotiva d’Europa”, è stato del 59%; per la Francia si registra un’oscillazione compresa tra il 56% del dato iniziale e il 57% del dato finale; per la Spagna un forte calo dal 59% del dato iniziale al 54% del dato finale (53% nel 2017). Un dato che comunque supera il dato italiano compreso per vent’anni – ripetiamo – tra una percentuale del 51 e una percentuale del 52.
Ora, alla disamina comparativa del dato percentuale sui redditi da lavoro, occorre aggiungere, per l’Italia, un altro dato significativo e relativo al fatto che nel nostro Paese le rendite immobiliari sono nel frattempo cresciute al punto da costituire in pratica il 13% del PIL.
E quindi, se sommiamo i due dati – percentuale dei redditi da lavoro sul totale e incremento della percentuale delle rendite immobiliari – non ci può essere alcun dubbio che, per dirla in modo spiccio, sarebbe il caso di metterci a lavorare. Considerato anche che, durante la pandemia, e quindi dopo il periodo preso in esame, le misure dei trascorsi governi di centrosinistra hanno riguardato piuttosto la concessione di una serie di bonus – giustificati dalla crisi sanitaria – e soprattutto del reddito di cittadinanza (senza lavoro).
E invece la questione del reddito degli italiani, anche in confronto a quello dei Paesi maggiori e affini d’Europa, testimonia in modo evidente la necessità di aumentare la percentuale dei redditi da lavoro sul totale dei redditi disponibili. Così come hanno finora operato le misure dell’attuale governo di centrodestra.