Il governo ha introdotto il test psicoattitudinale per i magistrati. Gli aspiranti magistrati che partecipano al concorso per l’accesso alla professione dovranno affrontare la prova. Il test si svolgerà contestualmente alla prova orale, a cui accedono solo le candidate e i candidati che hanno superato la prova scritta.
Una regola di civiltà. Misura opportuna ma troppo timida.
Le barricate delle toghe hanno impedito che i test fossero estesi anche ai magistrati di ruolo.
Bisognava insistere e superare le resistenze.
Molti magistrati si sono difesi, posizione insensata, invocando i test per i politici. Lo hanno fatto dimenticando che chi è nelle Istituzioni non ci rimane a vita e che sugli eletti si esprimono, con il voto, i cittadini.
Il test andava fatto, ed organizzato in modo strutturato, a tutti i magistrati. Non ha senso fare carriera a prescindere dai risultati e senza verificare se, nel corso degli anni, sono intervenuti motivi traumatici o se lo stress ha provocato danni.
Molti comportamenti, si ricorda il magistrato che conservava la pipi in ufficio o quello che adescava minori in un cinema in virtù di una botta in testa preso da bambino, lasciano intendere che, qualcuno, sano di mente non esiste.
Ci sono squilibrati, per fortuna pochi, che penalizzano tutti. Vanno fermati