“Parlando con il ministro, ho colto che gli israeliani non sono insensibili alle richieste del G7 e più in generale dei Paesi alleati. I primi risultati si notano: la reazione contro l’Iran per il momento non si vede e l’attacco a Rafah è stato rimandato. È ovviamente presto e può succedere di tutto, però vedo qualche spiraglio”. A dichiararlo il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha detto – a La Stampa – del suo colloquio con il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz. “Se ciascuna delle parti ritiene che l’unico modo per affermare le sue ragioni sia l’uso della forza militare, bisognerà parlare con loro” dice rispondendo ad una domanda su come si ferma l’escalation. L’Iran ha una forte capacità, che però non prevarrà su quella di Israele, e rischia invece di far devastare le aree in cui operano suoi alleati come il Libano degli Hezbollah o lo Yemen degli houthi. Dall’altro lato, Israele deve stare attento a non logorare il rapporto con gli Stati Uniti, che insieme all’Europa non vogliono l’allargamento incontrollato di questo conflitto”. Quanto al ruolo dell’Italia, “in vista del G7 dei leader di governo in Puglia, noi ministri degli Esteri ci riuniremo da domani sera a Capri per coordinare una posizione comune, ma soprattutto per mettere a punto una roadmap di azioni politiche comuni che allontanino il pericolo di una guerra generalizzata in Medio Oriente. Neppure gli Stati Uniti, da soli, riescono a fermare istantaneamente questa guerra: noi dobbiamo giocare il nostro ruolo piccolo o grande che sia, nel solco della tradizione italiana capace di dialogare con tutte le parti”.