Di Vanni Vignes
La Salernitana che non ti aspetti. Dopo un’estate di polemiche, di veleno, a volte di cattiverie gratuite arrivate, dispiace dirlo, anche da una piccola ma rumorosa fetta di tifoseria granata, la Salernitana mette in campo una prestazione maiuscola, in rimonta, fatta di carattere, concetti di gioco semplici ma chiari ed efficaci, il tutto con alcune individualità che hanno illuminato la prima stagionale. Senza entrare nel merito della guerra andata in scena fra Dia e la Sud Siberiano, il centravanti, autore della doppietta che ha riportato in carreggiata la Salernitana, Kallon entrato nella ripresa e soprattutto il giovanissimo Amatucci, hanno offerto una prestazione di spessore, sostanza e tanta qualità. I granata a differenza di quanto dichiarato da Martusciello in sede di presentazione, partono con il 433 con Valencia alto a sinistra e Sfait dall’altro lato. Poco consistenti entrambi, così come Daniluc schierato nell’inusuale per lui ruolo di quarto a destra. La Salernitana pur tenendo bene il campo, ha pagato nella prima frazione, come fosse un deja-vous l’inconsistenza tecnica e tattica di Maggiore, sempre in ritardo nelle chiusure, sempre in difficoltà tecnica nella gestione del pallone a causa della quale la manovra dei granata non è mai riuscita ad essere incisiva. Nella ripresa, l’ingresso di Kallon per Sfait ha dato qualità e dinamismo diversi ed i padroni di casa hanno subito dato l’impressione di essere pronti al cambio di passo. Sensazione confermata dal campo, in cui la Salernitana ha cominciato a macinare giocate, seguendo le indicazioni del tecnico. Corsa, raddoppi e giocate semplici sono state la medicina che ha rigenerato la squadra che, col passaggio al 4231, e l’uscita di Maggiore per far spazio a Legowsky ha dominato il finale di gara, riacciuffando il pareggio che ha portato ai calci di rigore con cui la Salernitana si é regalata il passaggio del turno.
