Altri e più autorevoli entrano nel merito nelle vicende giudiziarie sul ‘caso Alfieri’. Alcuni lo fanno con competenza e altri, la maggioranza purtroppo, limitandosi a diventare ‘passacarte’ di veline o peggio trasformandosi in mistificatori della realtà.
Non sono un giurista ma quello che mi colpisce, leggendo le motivazioni dei giudici del Riesasme, sulle misure cautelari è un aspetto che riguarda Franco Alfieri. Secondo le ricostruzioni della stampa più accreditata, non smentite, il fatto che Alfieri non abbia rassegnato le dimissioni da sindaco e presidente della Provincia è stato considerato un ‘chiaro segnale della sua volontà di mantenere il controllo sulle attività illecite’ e dunque uno dei motivi alla base della restrizione della libertà.
I giudici insomma, che danno per scontate le attività illecite, gli negherebbero la libertà perché ancora non dimessosi dall’incarico.
E ‘l’impressione, altre volte sottolineata, che le misure cautelari vengano usate come mezzo per ottenere ‘qualcosa’, o peggio per ‘ricattare’ qualcuno, si fa opzione concreta.
Non è, a pelle, uno Stato di Diritto quello dove questo avviene.
Colpisce, rispetto a queste letture, rispetto a questi rischi, il silenzio della politica, spaventa la rassegnazione di chi non ha la forza di notare e porre il tema.
Sono gli stessi silenzi o le soddisfazioni di quanti non leggono l’anomalia che è basse della scelta del Consigliere regionale della Campania, Luca Cascone, di rimettere la delega ai trasporti nelle mani del Presidente della Regione perché accusato di qualcosa che è ancora tutta da provare.
Quando le indagini, prima del rinvio a giudizio, della fase dibattimentale, prima dei tre gradi di giudizio, come capita qui o è capitato in Liguria, modificano o alterano gli equilibri democratici, che sono quelli nati dalle urne, c’è un vulnus grave.
Non leggerlo è fare un male alla magistratura più seria, alla politica, è non rispettare la volontà dei cittadini. E ‘stravolgere gli equilibri costituzionali.
E ‘impopolare ma qualcuno dovrà dirlo…