Pare che a Don Patriciello si possa dire più nulla. L’effervescente parroco di Caivano ha deciso di annullare la messa del Santo Natale e nessuna voce si è levata contro.
Per l’Impertinente, che rivendica il diritto di pensare e criticare, è una scelta senza senso. Forse ‘pubblicitaria’, a naso contro il magistero della Chiesa, contro il messaggio millenario del bambino Gesu che, pare ricordando qualche lezione di catechismo, deve nascere dove più forte è la sofferenza, più richiesta la sua presenza.
“Ci sarebbe potuto essere qualche incidente. Io voglio che nessuno si faccia male, da prete devo tutelare tutti” la giustificazione del parroco che ha registrato un clima di tensione instauratosi da quando, quattro settimane fa, sono partiti gli sgomberi delle case occupate abusivamente. “Da allora la frequenza in chiesa è più che dimezzata” ha spiegato don Patriciello, aggiungendo: “Il dolore più grande sono i bambini, tante famiglie non li mandano più né all’oratorio, né al catechismo”.
Allora prima che il Don chiuda pure gli oratori, anche quella sarebbe mediaticamente interessante, si faccia qualcosa. Lo facciano le istituzioni, per rispondere alle legittime richieste di sicurezza per carità, lo faccia la politica che ha il diritto, anzi il dovere, di commentare. Non per accordarsi al politicamente corretto ma per sollecitare riflessioni anche quando sembrano opporsi alla narrazione ‘dominante e più conveniente’.
Il Don si convinca che chi lo critica non merita nessuna scomunica, nessuna lesa maestà nel giudizio di chi ritiene ‘pubblicitarie’ e non di sostanza le sue scelte.