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5 Gennaio 2025

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Terzo Mandato? Decidono gli elettori. La porcheria è quella dei parlamentari nominati

Sulle grandi questioni che attengono al funzionamento della democrazia, sulle regole che sono alla base della vita delle Istituzioni bisognerebbe ragionare senza farsi condizionare dal calcolo, dallo scontro sulle persone. La politica dovrebbe avere la lucidità di ragionare senza strumentalizzazioni.

Non avviene in questi giorni. Non avviene nella riflessione sul terzo mandato perché l’obiettivo non è riflettere sulle regole del gioco ma colpire Vincenzo De Luca. 

Il Governo va, infatti, verso lo stop alla legge regionale della Campania. Il testo approvato lo scorso novembre nell’Aula dell’edificio F13, rende possibile un terzo mandato. In Campania, dal dispositivo del testo, emerge che “non sarà immediatamente rieleggibile alla carica chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi”, specificando che il computo dei mandati inizia a decorrere a partire da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della legge.

Un escamotage quello immaginato a Palazzo Santa Lucia? Si. Ma era, date le circostanze, l’unica via possibile per superare una ingiustizia, per difendere la democrazia ed un principio: decidono gli elettori i destini di una Istituzione.

Non tutti la pensano così. 

“Il divieto dei mandati – dicono oggi i geni che animano i Ministeri – è un principio uniforme e inderogabile su tutto il territorio nazionale, nonché funzionale all’esigenza di prevenire il rischio di concentrazione e di personalizzazione del potere, come sottolineato dalla giurisprudenza costituzionale, amministrativa e di legittimità”. 

Fesserie. Fesserie perché alcuni, Zaia, hanno fatto tre mandati, altri, vedi Formigoni, addirittura quattro. Fesserie perché il governo di un territorio non può, né con la sintesi di dirigenti ministeriali, né con l’analisi di magistrati, trasformarsi ‘in concentrazione di potere’. 

E’la demagogia che diventa norma. 

Governare un Ente locale non è gestione di potere, è impresa titanica, è uscire indenni da un percorso minato, è dedicarsi alla cosa pubblica, è rinunciare, molto spesso, ad affetti e vita privata. Decidere di mettersi in gioco è atto eroico. 

Per colpire chi ha meriti, per archiviare la stagione di un avversario si impedisce agli elettori di scegliere. Non è democrazia. 

E’singolare che a farlo sia, in questo caso, un Governo retto da una maggioranza di nominati. 

La vera anomalia è quella dei parlamentari, alcuni sullo scranno da decenni, che si trovano catapultati a Montecitorio ed a Palazzo Madama. Su questo bisognerebbe riflettere

La vera anomalia è infatti quella dei parlamentari, alcuni sullo scranno da decenni, che si trovano catapultati a Montecitorio ed a Palazzo Madama. Su questo bisognerebbe riflettere.

Su questo bisognerebbe scatenare una grande mobilitazione.

A Roma ci sono rappresentanti del popolo che sono lontani dai territori. Deputati e Senatori che per sopravvivere, ora che sono morti i partiti, si preoccupano solo di assecondare il capo o frequentare salotti buoni. 

E’il tempo di denunciare questa perversione della democrazia. Lo scandalo non è il terzo mandato ma il meccanismo che seleziona la classe dirigente romana. 

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