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20 Gennaio 2025

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“Vietare le trasferte ai tifosi è la resa dello Stato” 

di Donato D’Aiuto

C’è una questione sollevata dall’allenatore del Napoli Antonio Conte che consente una riflessione più ampia. Dopo la vittoria del Napoli a Bergamo, Conte parla del divieto di trasferta inflitto ai propri tifosi addirittura per sei delle undici partite giocate lontano da Napoli.

Più della metà. E non è un dato di poco conto.

Ma non voglio soffermarmi sulla questione sportiva, che pure meriterebbe un approfondimento. Voglio, invece, poggiare l’attenzione su altro.

Vietare la trasferta a dei tifosi sulla base di ciò che “potrebbe” succedere è la resa dello Stato.

Uno Stato che si dichiara incapace di organizzare, gestire e portare serenamente in porto un evento sportivo che accade in un luogo preciso, a un orario prestabilito e con un numero limitato di tifosi presenti.

Lo Stato, piuttosto che interrogarsi su ciò che potrebbe fare, su ciò che potrebbe migliorare nell’accesso agli stadi, nella videosorveglianza, nell’adozione e nel rispetto di provvedimenti ad hoc contro le frange violente – in caso di scontri reali e non eventuali –, mostra, invece, tutta la sua debolezza.

Questo non vuol dire che non esistano imbecilli negli stadi. Beh, pare esistano anche altrove.

Basta identificarli, punirli e impedirgli di frequentare nuovamente eventi sportivi. Per punire loro, vengono colpite migliaia di tifosi che vorrebbero soltanto riempire le gradinate e cantare a squarciagola per sostenere la propria squadra.

Nel 2025, con telecamere ovunque, braccialetti elettronici e tante altre tecnologie, viene difficile pensare che l’unico modo per evitare scontri sia quello di “evitare ai tifosi di tifare”.

Non accetto la violenza negli stadi, non la accetto in nessun contesto.

Ma non accetto neanche la resa dello Stato.

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