di Donato D’Aiuto
Seguo da tempo la battaglia dell’on.le Guglielmo Scarlato contro le “liste bloccate”. L’effetto prodotto dalla legge elettorale con la quale vengono eletti i nostri rappresentanti è quello di vedere tra i banchi del Parlamento deputati e senatori completamente scollegati dal territorio.
Pertanto, i rappresentati rappresentano un territorio che non è il loro territorio. Mi scuso per la brutta ripetizione, ma è l’unico modo per rendere l’idea.
La tematica non va sottovalutata, va, invece, approfondita e mi sento di allargarla con una ulteriore riflessione.
Facciamo l’esempio delle elezioni al Parlamento Europeo. L’Italia è l’unico tra i grandi Paesi ad aver conservato le preferenze. Quindi Francia, Spagna e Germania sono Paesi di folli e sconclusionati? Non si direbbe.
A mio avviso le cosiddette “liste bloccate” non sono il vero problema. Ben vengano le liste bloccate in un Paese, come il nostro, in cui per qualsiasi legge vi sono almeno una decina di mezzucci per aggirarla. Le liste bloccate potrebbero servire come anticorpo nei confronti di quei bacini elettorali contaminati da poteri occulti (e neanche tanto). Le liste bloccate potrebbero servire come antidoto verso quei portatori di voti e tessere farlocche in cerca di facili candidature.
Le liste bloccate non sono “il” problema. Il vero problema è il mezzuccio che ne è conseguito. Il vero problema è il funzionamento dei partiti. Il vero problema è il periodo storico in cui stiamo camminando, in cui l’unica cosa che conta è la ricerca del consenso, a tutti i costi, ad ogni costo, ad ogni prezzo.
Ben vengano le liste bloccate. A patto che i partiti tornino ad essere Partiti. A patto che i Partiti tornino ad essere capaci di selezionare e formare la classe dirigente.