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2 Aprile 2025

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“Calenda né tutto né niente, è solo ritornato al punto di partenza”

di Donato D’Aiuto

Sul nostro giornale è stato pubblicato un articolo dal titolo “Calenda? Le sbaglia tutte”(https://www.ilpezzoimpertinente.it/2025/03/30/calenda-le-sbaglia-tutte/).

A seguito della pubblicazione qualcuno mi ha anche pensato di chiedermi se fossi stato io a scriverlo firmandolo con uno pseudonimo. In realtà, colgo l’occasione proprio per dire ciò che penso sul recente Congresso di Azione e sulla linea politica di Carlo Calenda.

Per completezza dico anche che all’articolo citato ha risposto Pierre De Filippo, vice segretario provinciale di Azione Salerno (https://www.ilpezzoimpertinente.it/2025/04/01/carlo-calenda-le-azzecca-tutte-come-al-solito/).

Per me, invece, la verità sta nel mezzo. 

Senza entrare nel merito della questione, trovo Calenda coerente sulla politica estera. È stato da sempre schierato al fianco dell’Ucraina e da sempre ha auspicato un ruolo centrale dell’Unione Europea nella risoluzione del conflitto.

Così come trovo intelligente la linea da lui tracciata al Congresso, quella di un centro senza pregiudizi verso chi Governa. Un centro pronto a ragionare sui temi e sulle proposte, come Azione ha fatto sin dalla sua fondazione. Un centro propositivo e non “contro a prescindere”, come certa parte di opposizione.

Però c’è un però. O forse più di uno.

Prima di tutto, in democrazia, bisogna partire dal rispetto delle opinioni differenti dalla propria. “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo” è una frase attribuita a Voltaire e poi ripresa nel messaggio di fine anno del 1983 da Sandro Pertini. 

Non esistono partiti da cancellare. Ogni posizione va rispettata, soprattutto se rappresenta una fetta di popolazione che ha deciso di votarla. Esistono le idee diverse, il confronto, il dialogo e la crescita che ne consegue.

E poi un altro limite della posizione di Calenda è il fatto che tra il primo Congresso del 2022 e il secondo Congresso del 2025 la linea è la stessa, però nel mezzo ci sono tre anni di cose dette e fatte che rendono poco credibile la pur condivisibile posizione odierna.

L’ho scritto lo scorso settembre su “L’Ora” e lo ripeto oggi. Il ritorno di Calenda al punto di partenza può essere per lui una opportunità. Serve, però, aprirsi, discutere e mettersi in discussione, confrontarsi per animarsi. Non serve arroccarsi nella convinzione di essere migliori di ciò che è diverso da sé. 

Servono, ma non bastano, buone intenzioni. Non bastano perché non è dalle intenzioni che si possono giudicare i leader ma dai fatti e dalle azioni che sono capaci di mettere in campo.

Oggi Calenda ha riportato il suo convoglio nei binari di tre anni fa. Ora deve dimostrare di essere un leader maturo.

di Donato D’Aiuto

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