Il post social di Nicola Landolfi, già consigliere comunale di Salerno, guida dei democratici in provincia e dirigente di spicco del Pd
L’articolo 3 della Costituzione soccombe sull’articolo 128. La legge non è uguale per tutti. Zaia potrà finire il suo terzo mandato, De Luca non potrà nemmeno cominciarlo. Del resto il Presidente della Regione lo sapeva già, quando ha scritto “nonostante il Pd”, come sarebbero andate a finire le cose. Gli dedicarono una legge, la Severino, e ora una sentenza degli interpreti dei padri costituenti. Non gli faranno il monumento al posto di Giovanni Amendola, davanti al Tribunale, ma passerà alla storia. Anche se, conoscendolo abbastanza bene pur non frequentandolo, non credo che, per il momento, la storia gli interessi. Comincia adesso una traiettoria nazionale, dentro e fuori il Pd (un partito sempre più diviso, peraltro), in un’area progressista e popolare che ha bisogno di leader credibili e di nuovi protagonisti motivati. Si va in mare aperto. Il Pd resta una grande idea politica, contendibile e democraticamente perseguibile. Non si esclude un interesse rinnovato per il territorio e per la città di Salerno. Ma non è la principale. Ci sono i risultati della Regione Campania che meritano una proposta in continuità. C’è soprattutto un vuoto politico assordante, che è uno spazio immenso e si possono mettere insieme forze, energie e passioni. Negli ultimi anni sono diventato esperto di rimpatriate e di feste, me ne intendo. Conosco gente con cui basta un gesto degli occhi, libera, forte, disinteressata. Quando spararono a Kennedy, colpirono da più parti, si chiama complotto. I filosofi la chiamano “eterogenesi dei fini”, quando da più punti teorici si converge verso un obiettivo soltanto. Ma qui non si tratta di colpire uno soltanto. È in gioco un modo di intendere la politica e le istituzioni. È l’idea che si governa per risultati e non per imbrogli. È la fantasia al potere, come dicevano i 68ini. Da domani, forse, finalmente.