di Anna Adamo
Dicono sia una dote, questa capacità di immergersi completamente nei vissuti altrui e scovarvi un pezzo del proprio o qualcosa di simile, così come capita a me.
Io se è una vera e propria dote non lo so.
A volte credo sia più una condanna. È mica facile lasciare che la nostra già complicata vita si mescoli con quella degli altri? Eppure, l’intreccio di vite, trovo sia una cosa inevitabile.
Ebbene si, non me ne vogliate, ma ai destini che si incrociano e ai vissuti che si uniscono senza volerlo, credo più di quanto si possa immaginare.
Forse, perché è sempre accaduto così. Forse, perché tutto ciò che negli anni ho avuto bisogno di capire o sapere, l’ho trovato nelle vite degli altri, nei loro racconti.
Che poi sono una pessima ascoltatrice, ma non occorre prestare così tanta attenzione per riconoscersi, in certe situazioni.
E lo so che sembra strano. É stato così anche per me, la prima volta.
Quella in cui, proprio attraverso il racconto di una persona, ho capito che da soli il rischio di cadere è sempre dietro l’angolo, ma se ci si aggrappa agli altri, quest’ultimo non fa altro che aumentare.
Un po’ come avviene in una relazione.
Si finisce per aggrapparsi all’altra persona, quasi come se fosse la nostra unica ancora di salvezza, per poi non riuscire a vivere senza quest’ultima quando la relazione volge al termine. Ed ecco che entra in gioco la storia della relazione tossica.
Come se ogni relazione fosse tossica a prescindere. Come se bastasse solo affezionarsi troppo all’altra persona per renderla tossica, una relazione. Ma, la verità è un’altra.
É che l’unica cosa ad essere tossica è la visione che abbiamo di noi stessi e non la relazione. É questa concezione secondo la quale abbiamo per forza bisogno di qualcuno nella nostra vita.
Di quel qualcuno che rappresenti la nostra esatta metà e sia capace di completarci.
Ad essere sincera, nonostante ci abbia provato per lungo tempo, questa esigenza di trovare qualcuno che debba completarci non l’ho mai capita e neanche sentita.
Ritengo di essere nata intera e quindi non mi manchi nessuna metà. Per non parlare, poi, di tutte quelle strane teorie sull’amore.
Quella secondo la quale l’amore sia veleno e al tempo stesso antidoto.
Io credo, che tra veleno e antidoto l’amore sia esattamente nel mezzo, pronto a svolgere il ruolo che noi decidiamo di dargli.
Pronto ad essere quel quid in più che la nostra vita la arricchisca e non la completi, unendosi alla nostra intrinseca capacità di amarci, per permetterci, così, di star bene prima da soli e poi con gli altri.
Perché, alla fine, si sa che tutto dipende solo da noi e dal ruolo che decidiamo di attribuire a persone e avvenimenti che hanno, per una qualsiasi ragione, incrociato la nostra vita.