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15 Novembre 2024

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Il Governo alla prova del fuoco: tutti i nodi da sciogliere con partiti sempre più divisi

Di Felice Massimo De Falco

Per il governo arriva una fase cruciale: 100 obiettivi per oltre 45 miliardi entro dicembre 2022. Sono gli impegni che l’Italia deve mettere in campo per ottenere i fondi del Next generation Ue stanziati da Bruxelles e fanno capire quanto saranno difficili i prossimi mesi per governo e Parlamento, per il premier e per la maggioranza. Dopo la strigliata di giovedì, il presidente del Consiglio ha edulcorato i toni ma mantenuto la fermezza: governo, Parlamento e partiti devono coadiuvare, senza intralci, per centrare punti definiti da palazzo Chigi “irrinunciabili”. E tra questi, già nelle prossime settimane, ce ne sono alcuni che contengono delle polpette avvelenate per alcune forze politiche.

Si é cominciato già lunedì, con il voto di fiducia sul decreto Milleproroghe, pietra dello scandalo quando nella notte di mercoledì sono passati quattro emendamenti contro il parere del governo. Ora non c’è tempo per modificare i cambiamenti apportati dai partiti al testo dell’esecutivo, dopo la fiducia di lunedì e il voto finale di martedì il testo passerà giovedì al Senato per la conversione definitiva in legge.
Ma palazzo Chigi potrebbe riproporre i ‘suoi’ contenuti in un provvedimento successivo.

Sempre la settimana prossima arriveranno al Senato gli emendamenti al dl Sostegni ter, con i partiti che già affilano le armi per chiedere maggiori aiuti nei diversi comparti.
Ma l’allerta di palazzo Chigi è alta soprattutto su altri tre temi: delega fiscale, concorrenza e codice appalti, senza dimenticare la riforma delle pensioni e quella della giustizia e in particolare del Csm, che il Parlamento esaminerà ‘in parallelo’ alla campagna referendaria.

Tuttavia, dopo il via libera da parte del Cdm al ‘pacchetto’ Cartabia, i lavori in commissione Giustizia della Camera hanno subito un rallentamento: si attende, infatti, il testo dell’emendamento che recepisce le modifiche del governo, per poi iniziare a votare tutti gli emendamenti. Ma anche sulle modifiche alla riforma del Csm si sono registrati nuovi diustinguo all’interno della maggioranza. L’obiettivo resta comunque l’approvazione della riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario prima di maggio, approvazione che annullerebbe due dei cinque referendum dichiarati ammissibili dalla Consulta.

Altro terreno di possibili fratture tra esecutivo e maggioranza potrebbe essere la delega fiscale, varata il 5 ottobre dal Consiglio dei ministri e ferma per l’opposizione della Lega sulla riforma del catasto. La delega è approdata in Parlamento a fine ottobre, ma il suo iter procede a passo d’oca. Altra delega su cui si temono tempi lunghi è quella sulla concorrenza, che ha scontato il braccio di ferro di Lega e M5s con il governo sui balneari e già le forze politiche hanno preannunciato battaglia in Aula: le oltre cento audizioni chieste in commissione al Senato faranno slittare il varo ben oltre la prevista fine di febbraio.

Altro campanello d’ allarme per palazzo Chigi è giunto sulla riforma del codice degli appalti, varata a giugno scorsa ma non ancora effettiva. Sempre nel capitolo ritardi, a Bruxelles attendono con impazienza la ratifica italiana della riforma del Mes, capitolo cruciale in vista di un vertice informale dei leader Ue del 10 marzo e del Consiglio europeo di fine mese (a poche settimane dalle elezioni presidenziali francesi) che ha all’ordine del giorno la riforma del Patto di stabilità e crescita. Sullo sfondo ci sono i referendum e le elezioni amministrative di primavera, per le quali Lega e Fi hanno chiesto l’accorpamento in un unico election day.

Entro l’estate si voterà in ventitrè i capoluoghi di provincia, e in particolare a Genova, Palermo, Catanzaro, L’Aquila, Verona, Parma e Padova. In autunno poi si voterà per le elezioni regionali in Sicilia. I quattro mesi che attendono governo, Parlamento e partiti dunque sono tutt’altro che una passeggiata. Per comprendere la portata della sfida basti pensare che nel 2022 l’Italia dovrà raggiungere 100 obiettivi, il doppio dei 51 in agenda lo scorso anno, ed entro giugno il target è incassare i primi 19 miliardi sugli oltre 40 previsti del PNRR. Dio benedica l’Italia!

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