di Anna Adamo
Il bambino in foto è nato questa notte nella metropolitana di Kiev. Tra una corsa, la paura, i pianti e la più estrema forma di disperazione, la vita ci ha sorpresi, di nuovo.
Ci ha fatto capire che continua nonostante tutto. Che lei è lì, anche quando la si vuole fare finita.
Ci ha fatto capire che la speranza è vita.
Che non bisogna mai smettere di credere nell’esistenza di un mondo migliore.
Un mondo in cui la guerra lasci il posto alla pace. Un mondo in cui avere sete di vita e non di potere.
Un mondo in cui i bambini siano liberi di crescere serenamente e lottino per vivere, per realizzare i propri sogni e non per sopravvivere, mentre ci si ritrova in bilico tra la vita e la morte. Ebbene si, la nascita di questo bambino è il simbolo di tutto ciò.
É il simbolo della speranza. Quella speranza che facciamo fatica a vedere, ma esiste e non si arrende, perché è più forte che mai.
Perché, sa che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è dall’altra parte della paura. Perché, sa che i migliori inizi arrivano sempre dopo i peggiori finali.
Perché, sa che dopo un finale come quello rappresentato dalla guerra e dalla morte che prevale su tutto, non sarebbe potuto esistere inizio migliore di quello rappresentato da una vita che nasce.