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18 Novembre 2024

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“L’8 Marzo con meno mimose e più rispetto” 

di Anna Adamo

Ecco l’8 marzo. Poche sono le cose da dire su questa giornata. Forse, perché, invece di dirle, le cose sarebbe opportuno farle.

La morte di Anna Borsa ce lo ha dimostrato. 

Ci ha fatto capire che, se al nostro dire non seguono azioni concrete, nulla si risolverà mai. Le donne continueranno a morire per mano di uomini che dicono di amarle.

E certi uomini si sentiranno ancora più in diritto di ucciderle, le donne. E l’8 marzo sarà inutile festeggiarlo.

Del resto, come si può festeggiare, sapendo che sono ancora così tante le donne che perdono la vita a causa di un amore malato? No, la scusa del parlarne per incoraggiarle a denunciare non regge. Non più. Che se ne debba parlare è ovvio e sembra lo abbiamo capito tutti. Il problema è che parlarne non basta, ed è da questa consapevolezza che bisognerebbe partire per cambiare le cose.

Perché, se un uomo comincia a far sentire sbagliata una donna, quest’ultima penserà davvero di esserlo. Così come penserà che uno schiaffo non è altro che il frutto di un momento di rabbia, il quale non si ripeterà più.

Probabilmente penserà anche che il suo aguzzino ha fatto bene a darglielo, passando così da vittima a colpevole, senza in realtà avere un minimo di colpa e, ovviamente, non denuncerà, perché crederà di non avere motivi per farlo. Di tutti i nostri incoraggiamenti non ne ricorderà neanche mezzo. Non ricorderà le persone che le hanno detto non sia sola, se poi queste persone non ci sono per davvero.

Allora si, parliamone, ma non lasciamole sole le donne. 

Accompagnamole nel loro percorso di rinascita e soprattutto facciamo si che le denunce che sporgono abbiano un senso e diano loro la concretezza e la protezione di cui necessitano.

Facciamo capire loro che se un amore le fa sentire sbagliate, non è amore.

Che non esistono donne giuste e sbagliate, ma solo donne, con pregi e difetti esattamente come gli uomini e in quanto tali devono essere rispettate e valorizzate, non picchiate, mortificate e messe da parte come spesso accade.

L’essere donne non significa che dobbiamo accontentarci delle briciole, o essere utilizzate per favorirli in certi contesti, gli uomini. Fino a quando non si comprenderà tutto questo e le parole non saranno trasformate in azioni concrete, festeggiare l’8 marzo sarà più inutile di quanto si possa immaginare. Siamo ancora in tempo per restituire a questa giornata il suo vero significato, regalando alle donne meno mimose e più rispetto. 

Facciamolo ora, prima che sia troppo tardi.

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