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15 Novembre 2024

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Rischio nucleare, l’Italia verifica le scorte di iodio nelle farmacie. Ecco a cosa serve

Di Felice Massimo De Falco

Dopo l’attacco alla centrale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, anche l’Italia sta verificando le scorte di compresse di iodio stabile presenti nelle farmacie, in seguito all’escalation dell’offensiva russa in Ucraina e del conseguente rischio nucleare. La somministrazione di iodio fa parte della strategia per ridurre gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni.

Le cronache danno conto di un’accresciuta richiesta delle pillole in diverse zone del Paese e la Protezione civile ed il ministero della Salute hanno attivato una ricognizione sulle riserve. Mentre gli esperti invitano ad evitare il fai da te: è molto importante assumerlo in «dosi opportune e non come preventivo in assenza di radioattività», avverte Sebastiano Venturi, medico esperto di igiene pubblica. Utilizzato in seguito all’incidente nella centrale di Chernobyl, nel 1986, è un sale di iodio stabile, ossia non radioattivo, in grado di bloccare l’assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide.

La iodoprofilassi è contenuta nel Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche del 2010, che a breve sarà aggiornato, secondo quanto detto dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. In caso di «incidente severo» ad una centrale nucleare, indica il Piano, il Dipartimento può decidere di attivare «la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate».

Si tratta, viene spiegato nel documento, di una «efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, purché venga attuata tempestivamente (da alcune ore fino ad un giorno prima dell’esposizione o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione)».

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