di Anna Adamo
“Kiev è una città distrutta dalle bombe. Mariupol non esiste più. Siamo in guerra da ormai ventisette giorni. I ventisette giorni peggiori della nostra vita. Muoiono donne, bambini.
Serve aiuto. Il vostro.”
Quelle utilizzate dal Presidente Ucraino Zelensky, in videoconferenza con la Camera dei Deputati, sono parole forti, che lasciano un nodo in gola, perché descrivono una di quelle situazioni che fino a qualche tempo fa mai avremmo immaginato di vivere.
Le parole mancano, ancora una volta. Accade così, del resto, quando a prendere il sopravvento è la morte. Quando di mezzo ci sono bambini strappati alla vita troppo presto, nel modo più brutale possibile.
Per quale motivo al popolo ucraino sia toccata una sorte così terribile, ce lo chiediamo da giorni, ma non riusciamo a darci una risposta. Perché, la verità è che davanti a tanto orrore una risposta non esiste.
Esiste la speranza, che nonostante vacilli è sempre l’ultima a morire. E dalle parole di Zelenskyy si evince più forte che mai.
Le parole all’Italia
“Bisogna fermare una sola persona, il cui obiettivo è attaccare l’Europa.
Il vostro aiuto è fondamentale. Ricordate che durante la pandemia l’Ucraina ha aiutato l’Italia mandando i nostri medici. Sono certo che non farete mancare il vostro aiuto. Ci state già aiutando tanto, state accogliendo coloro i quali cercano di scappare e il primo bambino ucraino è nato proprio in Italia. L’Ucraina non dimenticherà quello che state facendo per noi”. Ebbene si, quelle di Zelenskyy sono parole di speranza, che portano con sé anche tanta gratitudine e una chiara richiesta d’aiuto.
Quell’ aiuto che sembra non essere mai abbastanza.
Quell’aiuto che oggi abbiamo il dovere di dare ad un popolo distrutto dalla furia di un uomo senza scrupoli. Perché, questa guerra non riguarda solo l’Ucraina, riguarda tutti.
Ogni ferito, ogni persona morta, ogni bambino privato dell’infanzia, della serenità, sarebbe potuto essere ognuno di noi, un nostro caro.
Cominciamo da questa consapevolezza e dimostriamo quanto grande sia il cuore dell’Italia.
Possiamo essere l’ ancora di salvezza di un popolo, facciamo si che sia così per davvero.
D’ altronde, é ben noto che che da soli si vincano le battaglie, ma è insieme che si vincono le guerre.
E noi questa guerra abbiamo il dovere di vincerla ad ogni costo.
Abbiamo il dovere di fare si che la vita prenda nuovamente il sopravvento sulla morte.
Si, questo l’ Italia lo ha capito bene.
Lo ha dimostrato il lungo applauso e la standing ovation rivolta a Zelenskyy dai nostri parlamentari al termine del suo intervento. Un po’ come se avessero voluto digli che l’Ucraina non è sola.
Che l’Italia c’è ed è pronta a vincere, a dimostrare loro che i migliori inizi vengono solo dopo i peggiori finali e soprattutto, che l’Ucraina ricomincerà a vivere più forte di prima.