di Anna Adamo
La Corte Costituzionale lo ha definito illegittimo, l’automatismo con il quale ai neonati viene attribuito il cognome paterno a discapito di quello materno. Eppure, nonostante si tratti di una svolta storica per l’ Italia, le polemiche non accennano a placarsi.
Forte, infatti, è la voce di chi ritiene che nonostante si tratti di una decisione importante, sarebbe stato meglio rimandarla ancora e dedicarsi ad altri problemi più urgenti che attanagliano il nostro paese.
Non è, però, facile capire chi abbia torto e chi ragione, perché che il nostro Paese sia pieno di problemi i quali necessitano di imminente risoluzione è vero, ma è altrettanto vero che in nessun momento storico qualsiasi passo avanti sia stato fatto per ciò che concerne la parità di genere e dei diritti sociali e civili è stato considerato prioritario.
L’IMPEGNO DELLE DONNE
É inutile negare che se in molti non avessero lottato, al giorno d’oggi le donne non potrebbero decidere del proprio corpo, i transgender non potrebbero cambiare anagraficamente sesso, due uomini o due donne che si amano non potrebbero unirsi civilmente e i coniugi che non si amano più non potrebbero ricorrere al divorzio.
E no, che siamo un passo avanti in termini di parità di genere non bisogna neanche provare a dirlo, perché è sotto gli occhi di tutti che quanto sia stato fatto non basti.
Lo si evince, ad esempio, dal fatto che la donna nonostante svolga la stessa mansione dell’uomo percepisca un salario inferiore a quest’ultimo e nella società in cui viviamo, la maternità rappresenti ancora un problema per l’economia e per il lavoro.
É evidente che la situazione non sia poi così idilliaca e tante sono le cose che andrebbero riviste, perciò, prima di affermare che un diritto non sia una priorità, sarebbe opportuno pensare a tutte le cose che in passato non sono state definite priorità e al giorno d’oggi sono diventate importanti diritti, a tutte le cose che diritti devono ancora diventarlo e soprattutto al fatto che la priorità più grande di tutte in realtà dovrebbe essere vivere in un paese civile in cui tutti abbiano pari dignità sociale.