di Anna Adamo
“Brutta e malata”. Alba, la bambina presa in affido nel 2017 e successivamente adottata da Luca Trapanese, assessore al Welfare del Comune di Napoli, è stata così definita da un bambino mentre era in spiaggia. Nulla di nuovo.
Il tutto, purtroppo, ha il sapore di una storia già sentita più volte. Una di quelle che sembrano non avere mai fine. Eppure, ogni volta che si sentono, il sangue ribolle nelle vene come se fosse la prima volta. Anzi, forse anche di più.
Perché, non ci si capacita di come sia possibile che nonostante gli sforzi fatti, i tentativi di far comprendere che la disabilità sia una parte del mondo e non un mondo a parte, certe cose possano ancora avvenire.
Non ci si capacità del perché bambini come Alba debbano essere protagonisti di offese del genere, nonostante genitori come Luca ogni giorno le provino tutte per garantire loro una vita felice, in cui la disabilità non costituisca un ostacolo, ma un contorno della vita stessa e a tratti, anche una marcia in più. Quella marcia che, come si evince dalle parole di Trapanese, i normodotati fanno fatica a vedere.
La sensibilità di Luca
“Posso rendere Alba la bambina più abile al mondo, le posso garantire le migliori terapie, posso cercare per lei la scuola più preparata, ma se non sarà accolta dalla società come una persona e non come una portatrice di handicap, il mio lavoro si rivela essere del tutto inutile”. Il messaggio che si cela dietro queste parole è forte e chiaro e permette di capire che il problema, quello vero, non è la disabilità, ma la concezione che la società in cui viviamo ha delle persone con disabilità.
Bisognerebbe, quindi, far capire che essere affetti da una disabilità o convivere con un familiare che ha una disabilità, non significhi essere sfortunati, condannati all’infelicità, non significhi essere imperfetti, non poter vivere, ed essere semplicemente costretti a sopravvivere.
Convivere con una disabilità significa vivere esattamente come gli altri. Perché, la disabilità non è altro che una parte della normalità. Una normalità vera, alla quale molti, purtroppo, non sono abituati, perché rincorrono i modelli di perfezione proposti dai social network, dalla società in cui viviamo, che con la realtà hanno ben poco a che fare.
Ebbene si, ribadire tutto questo è doveroso.
Perché, quanto accaduto ad Alba e Luca è terminato con un lieto fine, ma non per tutti è così. Lunedì pomeriggio la mamma di un amichetto di scuola ha mandato a Luca una foto che ritrae Alba insieme ad Arturo, un suo compagno di classe, mentre si tengono per mano e vi ha allegato questo messaggio: “Grazie a te e ad Alba. Lei riesce a sfiorargli le mani e il cuore”.
Si è trattato di un messaggio capace di far recuperare la speranza persa qualche ora prima a causa di quel terribile episodio e di far capire soprattutto che non bisogna mai smettere di lottare per l’integrazione in società delle persone con disabilità, perché alla fine, destino di queste ultime dipende proprio dal modo in cui chi li circonda si pone nei loro confronti.