di Anna Adamo
La storica sentenza Roe v. Wade che per quasi cinquant’anni ha costituito la base giurisprudenziale per garantire negli Usa il diritto all’aborto è stata revocata.
Si tratta di un avvenimento storico che cancella il diritto di abortire e lascia agli Stati la libertà di decidere autonomamente. Quasi la metà di questi ultimi probabilmente sceglierà di rendere l’aborto illegale.
I giudici hanno esaminato e successivamente confermato una legge del Mississippi che intende abolire qualsiasi forma di interruzione di gravidanza dopo la quindicesima settimana di gestazione. Nonostante tale decisione sia stata travolta da non poche polemiche, a fare ricorso è stata l’unica clinica dello Stato ad offrire ancora l’ aborto.
Non si è fatta, quindi attendere la risposta dei giudici che hanno chiarito che l’aborto rappresenti una profonda questione morale e la Costituzione non proibisca ai cittadini di regolarlo o proibirlo.
Su cinquanta stati, ventisei hanno leggi più restrittive in materia. Nove hanno dei limiti che precedono la sentenza Roe v. Wade non ancora applicati, ma che a breve potrebbero diventare effettivi. Tredici sono, invece, quelli che hanno dei “limiti detti dormienti” che potrebbero immediatamente entrare in vigore.
Subito dopo la pubblicazione della sentenza, il Missouri è stato il primo a vietare l’aborto, fatta eccezione per le emergenze sanitarie.
Il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha invece dichiarato che in Texas l’aborto è illegale con effetto immediato e che le strutture che offrono interruzioni di gravidanza possono essere considerate responsabili penalmente.
Quanto accaduto negli Usa è raccapricciante.
A pagare a caro prezzo sono, come sempre, le donne che sono state private del diritto di scegliere cosa fare con il proprio corpo.
Viene dunque da chiedersi quale sarà la sorte di tante donne stuprate, che non hanno alcun aiuto economico e quindi non possono portare avanti una gravidanza.
Di tutte coloro che, a causa di patologie pregresse, se una gravidanza le portano a termine rischiano di morire.
Ben venga l’essere a favore della vita, ma questo non deve voler dire che alcuni diritti debbano esserci negati.
Il fatto che tutto questo sia avvenuto significa che abbiamo perso come mai prima d’ora.