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23 Novembre 2024

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Firenze, l’Istituto Friedman ha aderito al presidio per “Yaska libera”

L’Istituto Milton Friedman con il Direttore esecutivo Alessandro Bertoldi, il Responsabile politiche sociali Alessandro Ortombina e Pietro Pipi, Membro del Comitato scientifico, ha aderito al presidio per “Yaska libera” tenutosi davanti al Tribunale di Firenze per iniziativa dell’Associazione Radicale “Diritti alla follia” presiduta dall’Avvovato Michele Capano.

“La vicenda giudiziaria che coinvolge Yaska Ghods, già portata agli onori delle cronache nazionali dalla trasmissione Le Iene, è quanto di più sconvolgente possa accedere nel nostro Paese a una persona affetta da patologia psichiatrica e alle persone a lei più vicine, ma non è purtroppo un caso isolato”. Così Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman.

“La ragazza è infatti stata collocata – ricorda – in una struttura psichiatrica contro la sua volontà e sua madre e il suo storico fidanzato risultano entrambi indagati per violenza sessuale sul solo presupposto che le condizioni mentali della ragazza non le consentirebbero alcuna intimità sessuale. È così che lo Stato italiano ha sancito attraverso la Procura di Firenze, con una mostruosità giuridica e umana, la totale assenza di diritti individuali per una persona portatrice di disabilità psicosociale (nella fattispecie la schizofrenia)”.

“Troviamo – aggiunge – del tutto inaccettabile che un Paese civile non intenda tenere in alcuna considerazione le precise volontà di singoli individui, privandoli in questo modo di qualsivoglia dignità umana. Con oggi inizia così l’impegno del nostro Istituto per affermare in ogni sede il diritto anche delle persone affette da patologiche psichiatriche di veder riconosciuti dalle istituzioni i loro più fondamentali diritti, sanciti anche dalle Convenzioni ONU. Questa vicenda giudiziaria non può che toccare altri temi di grande interesse pubblico, primo su tutti quello della libertà sessuale, battaglia decennale dei nostri nonni, non ancora terminata e nel caso di persone affette da patologie nemmeno iniziata. Quale soluzione ha pensato lo Stato per consentire loro di poter esprimere la loro libertà sessuale? Nessuna. Come su molti altri temi risulta infatti non pervenuto. Inoltre, questa vicenda accende un faro anche sul ruolo degli amministratori di sostegno, troppo spesso inefficienti, inesistenti o conniventi con le Procure, intenti principalmente ad aumentare la loro clientela e ad alimentare il business legato a quest’attività, riteniamo infatti sia necessario individuare una nuova figura concepita sulle esigenze delle persone da proteggere che non vada a sostituirle, ma a .coadiuvarle”

“La nostra società potrà ritenersi finalmente civile e democratica soltanto quando avrà riportato al centro dell’interesse collettivo i diritti e le libertà personali e naturali della persona in quanto tale” conclude Alessandro Bertoldi. 

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