Mario Furore è europarlamentare del Movimento Cinque Stelle. Classe 88, una laurea in legge, è nato a Foggia ed a Bruxelles porta avanti le battaglie della sua terra e dell’intero Sud. Lo abbiamo ascoltato sui temi della attualità.
L’Italia, grazie al Pnrr, gioca una partita decisiva. Sicuramente per il Sud. Crede ci siano le condizioni per la svolta?
Ci sono sicuramente i mezzi per la svolta: le condizioni dobbiamo crearle noi. Il PNRR è un’opportunità che nasce da una crisi epocale, e le risorse messe in campo dall’Unione Europea, con uno sforzo mai visto prima d’ora, possono costituire lo strumento non solo per superare la crisi attuale, ma soprattutto per costruire il futuro economico di domani che vedrà in primo piano la sfida ecologica ed energetica e quella digitale. Per questo è necessario che i progetti rispondano a una visione sostenibile e altruista: dobbiamo superare certe dinamiche che finora hanno afflitto soprattutto il Sud Italia e utilizzare i fondi per creare un’economia dinamica che metta in primo piano il benessere dei cittadini e dell’ambiente. In questo senso penso che i fondi per il Sud Italia, in predominanza rivolti alla modernizzazione delle infrastrutture per i trasporti e le telecomunicazioni, negli investimenti nelle rinnovabili, nel potenziamento dell’istruzione e della formazione sono tutti elementi che continueranno a sospingere la crescita del PIL del Mezzogiorno su un arco temporale più lungo.
Il comparto dei trasporti è fondamentale. Quando è importante una legislazione europea a fronte di interventi dei singoli Stati?
Entro la fine dell’anno approveremo in Parlamento la revisione delle reti TEN-T. Il supporto dell’Unione Europea a questo sistema coordinato di reti infrastrutturali comprendenti strade, ferrovie, porti, aeroporti e nodi urbani, è fondamentale per spingere gli Stati Membri a intraprendere opere infrastrutturali che favoriscano sempre più l’intermodalità del settore dei trasporti e svolge un elemento fondamentale per raggiungere un trasporto sostenibile e neutrale dal punto di vista delle emissioni. Senza un coordinamento da parte dell’UE, ci troveremmo con un settore frammentato, senza una visione comune e senza una standardizzazione di strutture e servizi che penalizzerebbero in primo luogo i cittadini. Spesso sottovalutiamo l’impatto che la legislazione europea ha sulla sicurezza dei trasporti, sulla protezione dei diritti dei passeggeri, sulla modernizzazione delle reti: sono tutti elementi chiave su cui lavoriamo costantemente in Parlamento.
Spesso sottovalutiamo l’impatto che la legislazione europea ha sulla sicurezza dei trasporti, sulla protezione dei diritti dei passeggeri, sulla modernizzazione delle reti: sono tutti elementi chiave su cui lavoriamo costantemente in Parlamento
Il tema e’ quello dei costi dell’energia, dei carburanti. C’è preoccupazione perché si abbina la logica di una inflazione fuori controllo. Cosa fare?
Siamo in una situazione straordinaria, e abbiamo bisogno di misure straordinarie. Per questo il Movimento sta chiedendo a gran voce che l’UE fissi un tetto massimo al prezzo dei carburanti. Innanzitutto chiediamo che venga fissato un tetto al prezzo del gas; ma bisogna mostrare più coraggio arrivando a sostenere direttamente cittadini e imprese con compensazioni e tagli alle bollette, altrimenti rischiamo una vera e propria emergenza sociale. La risposta europea durante la pandemia ha funzionato, prendiamo esempio con un Sure energetico. In questi mesi abbiamo assistito a troppe speculazioni che nulla hanno a che fare con il costo reale dei carburanti: dobbiamo introdurre una tassa sugli utili in eccesso di tutte le multinazionali. La soluzione a lungo termine deve essere quella di tassare le società che traggono benefici dal mercato unico dell’UE e combattere l’elusione e la concorrenza fiscale a ribasso che ha caratterizzato l’Europa negli ultimi decenni attraverso la tassa minima globale. Facciamo in modo di dotarci delle entrate necessarie per sostenere le famiglie e accelerare la transizione alle energie rinnovabili. Questo deve essere l’ultimo anno in cui le multinazionali con profitti a livelli record non pagano alcun contributo al fisco in Europa.
Siamo in una situazione straordinaria, e abbiamo bisogno di misure straordinarie. Per questo il Movimento sta chiedendo a gran voce che l’UE fissi un tetto massimo al prezzo dei carburanti
La svolta green dell’Europa. Miraggio?
Sfida, piuttosto! I prossimi dieci anni saranno fondamentali per creare un nuovo modello di sviluppo e tecnologia che ci permettano di far fronte ai cambiamenti climatici in corso e raggiungere la neutralità a livello di emissioni. L’UE, con il pacchetto Fit for 55, ha lanciato il programma più ambizioso degli ultimi anni: la pandemia e lo scoppio della guerra in ucraina ci hanno obbligato ad accelerare in un certo senso alcune decisioni che altrimenti sarebbero state affrontate con meno pressione. La questione energetica è primaria: certe posizioni, come quella sulla tassonomia, che sono state prese dalla Commissione europea, rischiano di rendere il percorso più difficile, ma non esiste strada di ritorno. Semplicemente, non possiamo permettercelo. La svolta green non è una scelta, ma una necessità ineluttabile. La Terra non può più reggere lo sfruttamento attuale e ce lo sta gridando in tutti i modi possibili. Dobbiamo affrontare questo cambiamento, ed è necessario uno sforzo comune per sostenere imprese e famiglie in questa transizione.
L’Italia può vivere anche di turismo, e molte realtà, soprattutto nelle città d’arte, dimostrano come il connubio tra le bellezze naturali e storiche del nostro Paese e l’imprenditorialità sia vincente
Un vecchio ‘mantra’ dice ‘l’Italia potrebbe vivere di solo turismo’. Una ovvietà o programma da perseguire?
L’Italia può vivere anche di turismo, e molte realtà, soprattutto nelle città d’arte, dimostrano come il connubio tra le bellezze naturali e storiche del nostro Paese e l’imprenditorialità sia vincente. Ma non si può negare che esiste ancora un ritardo in certe aree a sfruttare il loro potenziale turistico. Ed è qui che dobbiamo agire: proponendo in primis un sostegno alle imprese del territorio che vogliano fornire un’offerta in linea con i tempi. In Europa si parla sempre più di turismo sostenibile: questa è, a mio avviso, la chiave per sviluppare un turismo che non snaturi il nostro territorio, ma che offra la possibilità di una crescita economica con ricadute positive su tutte le filiere coinvolte. L’Italia, e il Sud in particolare, può ancora sviluppare l’offerta turistica con un’attenzione particolare alle tradizioni, privilegiando un turismo “lento” e di qualità, non legato alla stagionalità.
Non si può, purtroppo, non fare riferimento alla guerra in Ucraina. L’Europa non si è divisa ma poteva fare di più?Al contrario, direi che l’UE si è mostrata più compatta di quanto non ci si aspettasse. Da febbraio l’UE ha imposto alla Russia sei pacchetti di sanzioni, tra cui misure restrittive mirate, sanzioni economiche e misure diplomatiche. Inoltre ha adottato sanzioni nei confronti della Bielorussia in risposta al suo coinvolgimento nell’invasione dell’Ucraina. Nel frattempo ha approvato misure di sostegno per i rifugiati in modo rapido. Però credo che adesso sia compito della diplomazia cercare di aprire al più presto un tavolo di negoziato. Non possiamo permetterci che questo conflitto si incancrenisca: sono