La polemica sul simbolo di Fratelli d’Italia è stucchevole. Inutile chiacchiericcio di chi vuole agitare spettri che non esistono.
La Fiamma Tricolare è un segno distintivo. Ricorda una storia, indica dei valori. E’il simbolo della destra italiana dal dopoguerra, ha accompagnato donne ed uomini nel corso della intera vita repubblicana. E’ l’unico simbolo sopravvissuto agli anni di piombo, a tangentopoli, alle maionesi impazzite della seconda repubblica. Chi immagina che Giorgia Meloni lo usi per simpatie fasciste è un idiota.
Chi grida allo scandalo dovrebbe spiegare perché’ in Italia, unici al mondo, abbiamo devastato l’orto botanico per esperimenti politici o elettorali, perché’ abbiamo utilizzato fiori e piante senza ritegno. Siamo passati dalla Quercia all’Ulivo per camuffare o cancellare i fallimenti della ‘falce e martello’, siamo passati dal Biancofiore al Girasole, dalla Margherita alla Rosa nel Pugno. Abbiamo taciuto quando i pubblici ministeri, anche qui unici al mondo, hanno messo il nome sulla scheda elettorale e quando si è ricorso al linguaggio dei bambini, dalla bicicletta al triciclo, per raccontare alleanze improponibili. Abbiamo taciuto quando, caratteristica della Seconda Repubblica, si è passati al linguaggio calcistico, ‘il diritto di tribuna’, per tentare di dare una logica a chi un simbolo lo tiene e presenta ma sceglie, per sopravvivere, di presentarsi in un partito diverso.
Il tema non è di chi utilizza simboli storici e riconoscibili ma di chi, ogni volta, si inventa una scialuppa per sopravvivere, il tema è di chi rinuncia alla propria identità per scegliere percorsi di convenienza.