di Valeria Torri
Le bombe di Putin continuano a portare distruzione ma non fiaccano il nazionalismo ucraino, anche se aleggia l’incubo del nucleare. I bombardamenti russi, incessanti, mietono vittime tra la popolazione ucraina. Intanto, continua la distribuzione delle pastiglie di iodio per chi vive entro 50 km dalla centrale atomica di Zaporizhzhia e vengono risistemati i bunker di epoca sovietica. Non è, dunque, facile comprendere come tutto questo influisca sull’animo dei cittadini ucraini. Il ricatto del terrore, tuttavia, sembra stia sortendo un effetto boomerang per Putin. Dopo quasi otto mesi di guerra, il sentimento identitario nazionale in Ucraina si è fatto molto più forte.
Dall’inizio dell’invasione del 24 febbraio, la grande maggioranza della popolazione ucraina ha rinnegato le radici russe sino a coltivare un fiero sentimento di separatezza. Il Financial Times ha riferito che le intelligenze e funzionari militari occidentali stimano che l’Ucraina potrebbe riprendersi la città di Kherson già entro la settimana prossima. I media locali tornano a ripetere che la rappresaglia russa mira, adesso, soprattutto ai civili, cosa che sembra confermata dai fatti. Al direttore del Music and Drama Theatre Mycola Kulish di Kherson è stato fatale il rifiuto di esibirsi al concerto del 1° ottobre, organizzato dalle forze di occupazione per mostrare il ripristino di una vita pacifica dopo l’annessione alla Federazione Russa seguita ai referendum farsa di fine settembre. Il Ministero della cultura di Kiev ha reso noto che l’esercito russo lo ha ucciso sparandogli a freddo nella sua abitazione. Per Yuryi Kerpatenko, direttore della Filarmonica di Kherson dal 2004, restare al proprio posto, fedele all’Ucraina, è stato l’atto di resistenza che ha coraggiosamente condotto durante tutta l’occupazione e il suo rifiuto a collaborare con i russi gli è costato la vita. Questa è chissà quante altre forme di eroismo, delle quali forse non consoceremo le storie e le identità, si consumano a pochi passi da noi. Storie di vita quotidiana che vanno rispettate con infinita ammirazione. Storie che andrebbero portate ad esempio, per ricordare che anche in Italia c’è stato un tempo in cui si è combattuto per la libertà. E invece, da noi si organizzano manifestazioni che invocano sì la pace, ma senza condannare chi è il vero colpevole di questa guerra di annessione, la Russia di Putin.
Anche lo Stato Pontificio ora mostra una maggiore prudenza, chiedendo che la diplomazia intervenga a disinnescare la guerra con gli strumenti del dialogo, del rispetto e della fiducia
Anche lo Stato Pontificio ora mostra una maggiore prudenza, chiedendo che la diplomazia intervenga a disinnescare la guerra con gli strumenti del dialogo, del rispetto e della fiducia. Il messaggio principale di ogni iniziativa per la pace in Europa dovrebbe essere di inequivocabile e incondizionato sostegno agli ucraini che combattono a difesa dei loro diritti e, invece, si assiste a un balbettio retorico inopinatamente equidistante. Nel dubbio di una bieca strumentalizzazione delle tragedie altrui, meglio astenersi dal partecipare.