Dieci anni, anziché quattro, per la cessione dei crediti d’imposta legati al superbonus. La soluzione per tentare di sbloccare lo stallo dei cassetti fiscali può arrivare nel dl aiuti quater, che il governo ha già varato una settimana fa ma su cui sta definendo alcuni significativi ritocchi prima di inviarlo al Quirinale, ora che il Parlamento ha completato l’esame del dl aiuti ter. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ribadisce però che, “salvo il pregresso, lo Stato non può continuare a garantire il ritmo del credito d’imposta attuale. Bisogna capire se da parte del sistema bancario arriva una opportuna proposta”. L’obiettivo della maggioranza è anche definire meglio i tempi della stretta sul superbonus dal 110% al 90%. E il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha parlato di “ipotesi allo studio” per venire incontro chi si dovesse trovare “in situazioni di indigenza”, soprattutto per i condomini, ventilando la “creazione di un fondo, che possa integrare” il 10% per coprire il 100% delle spese. Un lavoro intenso che prosegue in parallelo a quello sulla manovra, attesa per lunedì in Cdm. “Dobbiamo fare presto”, il messaggio di Giorgetti da Bali. Poi andrà gestita una corsa contro il tempo, con prevedibili fibrillazioni nella coalizione lungo l’iter parlamentare. Al Mef stanno completando i calcoli per quantificare le risorse a disposizione. Si parte dai 21 miliardi in deficit, a cui potrebbero sommarsi i fondi strutturali non usati (5-7 miliardi), quelli derivanti da una stretta al Reddito di cittadinanza (“La Lega proporrà importanti tagli a sprechi, furbetti e truffatori”, ribadisce il vicepremier Matteo Salvini), dall’anticipo del décalage del superbonus e dalla tassa sugli extraprofitti. Il piano è aumentare il contributo straordinario dal 25% al 33%, misurando l’extraprofitto sull’utile. Si sta riscrivendo la norma del governo Draghi, e per l’esecutivo è incoraggiante che il Tar abbia dichiarato “inammissibili” i ricorsi delle aziende energetiche. La gran parte delle risorse sarà destinata alla lotta al caro energia. Il resto, spiegano fonti di maggioranza impegnate sul dossier, servirà anche a misure ‘bandiera’: come incentivi alla natalità, attraverso modifiche all’assegno unico; la conferma del forfettario per gli autonomi con aumento della soglia a 85.000 euro, mentre difficilmente ci sarà spazio per la flat tax incrementale per i dipendenti; la ‘tregua fiscale’ sulle cartelle fra mille e 3mila euro; la riattivazione della società Stretto di Messina spa (in liquidazione da nove anni), annunciata da Salvini come primo atto verso la costruzione del ponte; o lo stop a plastic e sugar tax chiesto da Forza Italia. Sul cuneo fiscale l’obiettivo è trovare risorse per confermare il taglio di due punti, mentre sulle pensioni si pensa a una soluzione su 41 anni di contributi e 61 o 62 di età. “I 41 anni devono essere scollegati dall’età”, ha ribadito il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che a Palazzo Chigi ha partecipato agli incontri sul Pnrr fra le parti sociali e il ministro Raffaele Fitto. A sindacati e imprese, a quanto si apprende, il ministro (che domani sarà a Bruxelles) non ha nascosto la preoccupazione sul raggiungimento degli obiettivi di giugno 2023, di fronte a eventuali problemi di programmazione complessiva. Su questo si incentrerà il confronto con la Commissione sul delicato tema delle modifiche. “Non si può che procedere con continuità con le riforme e gli investimenti”, è la raccomandazione del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Intanto, impegnato in una ricognizione sugli obiettivi del Pnrr con gli altri ministri, Fitto ha chiesto conto a loro e ai presidenti delle Regione di quanto sia stato speso dei fondi strutturali Ue 2014-2020 e del fondo di sviluppo e coesione. Su quei calcoli, attesi nelle prossime settimane, il governo conta di costruire un tesoretto.