di Serena Landi
Un fenomeno dilagante, in continua crescita, che coinvolge principalmente donne e minori, persone comuni, che tentando di fuggire dalle loro difficili realtà esistenziali, sono spesso vittime di situazioni disumane ed aberranti, dove la speranza di realizzare i propri sogni si infrange con l’inesorabile muro di violenza che le assoggetta al terribile gioco della schiavitù.
Ricatti, soprusi riassumono a pieno la vita di tali donne, attratte dal benessere e dalla libertà che l’Occidente, l’Italia in primis, sembra offrire. Negli ultimi tre anni si è assistito ad evidenti cambiamenti nel fenomeno della prostituzione in Italia. Sarebbero, oggi, 80.000 le persone occupate nel mercato della prostituzione. 50.000 sarebbero di provenienza straniera; il 48% di queste giungerebbe dall’Europa dell’Est, il 22% dall’Africa, il 10% dal Sud America, il 4 % da altri Paesi. Il 35% di esse, inoltre, sarebbe minore d’età.
Sarebbero, oggi, 80.000 le persone occupate nel mercato della prostituzione. 50.000 sarebbero di provenienza straniera; il 48% di queste giungerebbe dall’Europa dell’Est, il 22% dall’Africa, il 10% dal Sud America, il 4 % da altri Paesi
Un’attività transitoria, svolta in attesa di realizzare le proprie ambizioni future, un mezzo per estinguere l’esoso debito di asservimento e riacquistare la tanto sospirata libertà.
Siamo di fronte ad una modernità “liquefatta” come quella ritratta dagli orologi di Salvador Dalì, dove la paura dell’inadeguatezza, dell’infelicità lasciano spazio all’insoddisfazione e all’affermazione di un mercato consumistico.
Questa realtà tentatrice crea desiderio a voler sempre qualcosa di meglio. Questo è ciò che accade nella realtà, soprattutto in un mercato costituito da più consumatori che produttori.
Questa è la condizione della felicità contemporanea.
Una felicità apparente che scivola via, non appena si pensa di averla afferrata.