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20 Dicembre 2024

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Il giudice ricorre alla Corte sul sesso in carcere

Il giudice di sorveglianza di Spoleto, Fabio Gianfilippi, ha sollevato una questione di legittimità davanti alla Corte costituzionale sul divieto ai detenuti, previsto dall’articolo 18 dell’Ordinamento penitenziario, di fare sesso con i loro partner, in quanto tale divieto potrebbe colpire i diritti costituzionali. A renderlo noto è il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, che dichiara:”Il riconoscimento del diritto alla sessualità dei detenuti non solo favorirebbe la loro crescita personale, ma andrebbe a beneficio dell’intera istituzione carceraria perché migliorerebbe i rapporti con gli agenti di polizia penitenziaria e aiuterebbe il clima generale della vita in carcere”.
    Il giudice Gianfilippi, sulla base del ricorso di un detenuto scrive alla Consulta: “L’interessato si duole del divieto impostogli dall’amministrazione di svolgere colloqui intimi con i propri familiari e in particolare con la compagna”. Il Garante ricorda che “quel che è permesso ai detenuti di Francia, Svizzera, Austria, Slovenia o Spagna, e complessivamente in 31 Paesi europei (ma anche in India, Messico, Israele, Canada) agli italiani è negato”. Anastasia conclude sottolineando che “alla suprema corte, il giudice di Spoleto rivolge un quesito che è insieme giuridico e morale: a vietare i rapporti sessuali, poi, non si contravviene allo spirito della Costituzione sulla protezione della famiglia, anche quella di un condannato?”.

FONTE ANSA

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