di Valeria Torri
Non è passata inosservata la battuta di Fiorello secondo cui “sono in corso le primarie della mafia”, in apertura di Viva Rai2, la trasmissione in onda di prima mattina. Fiorello esordisce con un “finalmente una buona notizia!”, dedicandola al padre Nicola che lavorava nella Guardia di Finanza e che definisce “umile servitore dello Stato”.
La puntata, andata in onda il 17 gennaio scorso, all’indomani dell’arresto del Boss Matteo Messina Denaro, è stata un continuo riferimento alla memoria delle vittime di mafia nonché un plauso alle Forze dell’Ordine.
Fiorello si è detto orgoglioso di essere siciliano, congratulandosi con i conterranei che hanno applaudito apertamente il momento dell’arresto.
Ospite della diretta Lodo Guenzi, dello Stato Sociale, ha cantato ‘Minchia signor tenente’ dell’indimenticato Giorgio Faletti.
Un testo che scosse il pubblico dell’Ariston nel 1994 e che, oggi come prima, sembra avere la forza di saper trasmettere la verità di v quelle vite che, ogni giorno, sfidano “l’intoccabile” con la paura di chi ha mogli, o mariti e figli da cui tornare, senza il riconoscimento che meriterebbe se non quando è troppo tardi.
…
Minchia signor tenente
Faceva un caldo che se bruciava
La provinciale sembrava un forno
C’era l’asfalto che tremolava
E che sbiadiva tutto lo sfondo
Ed è così, tutti sudati
Che abbiam saputo di quel fattaccio
Di quei ragazzi morti ammazzati
Gettati in aria come uno straccio
Caduti a terra come persone
Che han fatto a pezzi con l’esplosivo
Che se non serve per cose buone
Può diventare così cattivo che dopo
Quasi non resta niente
Minchia signor tenente
E siamo qui con queste divise
Che tante volte ci vanno strette
Specie da quando sono derise
Da un umorismo di barzellette
E siamo stanchi di sopportare
Quel che succede in questo paese
Dove ci tocca farci ammazzare
Per poco più d’un milione al mese
…
Una verità, come sottolineato dallo stesso Fiorello, senza troppi convenevoli, che chi guarda dalla televisione gridando alla farsa, dovrebbe fare attenzione a denigrare. E dice: “provate voi ad andarli a prendere a quelli là; provateci voi”, accompagnando le parole con un gesto della mano quasi di sufficienza, rivolto alla telecamera.
Il sentimento espresso dal conduttore è chiaramente dedicato alle persone impegnate per lavoro nella difesa della sicurezza del paese. Poliziotti, carabinieri che nulla hanno a che fare con le questioni più complesse, quelle di cui si legge in queste ore su tutti i giornali, e che insinuano di collusioni Stato-mafia nella pianificazione a tavolino di un crono programma relativo alla faccenda del clamoroso arresto.
Il monito di Fiorello al suo pubblico è volto a spostare l’attenzione sull’altra faccia della vicenda, quella che coinvolge il senso di sdegno della gente onesta: i siciliani che applaudono per strada i carabinieri nel momento in cui arrestano il malavitoso.
Rosario Fiorello non è stato l’unico ad approfittare dell’occasione per ricordare le vittime di mafia.
Il colonnello Arcidiacono, comandante del primo reparto investigativo del Ros dei Carabinieri, protagonista nell’operazione della cattura di Matteo Messina Denaro, ha voluto dedicare questo successo ad un nome meno noto, rispetto a quelli di Falcone e Borsellino, ma egualmente meritevole di ogni onore: Filippo Salvi, il maresciallo che morì a 36 anni il 12 luglio 2007 sul Monte Catalfano, a Bagheria, proprio mentre stava lavorando alla cattura del pupillo di Totò Riina. Lo sconosciuto maresciallo, partito da un paesino della Val Brembana e poi approdato al Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri di Palermo, scivolò in un precipizio mentre stava installando una telecamera per indagare su alcuni soggetti vicini al boss. Un incidente.
Su Facebook esiste la pagina «I fratelli di Filippo Ram». In tanti hanno lasciato un messaggio, subito dopo la cattura dell’ultimo dei boss.